Non è estate se non si parla di calciomercato e dell’Inter. L’unica squadra che deve cedere e l’unica che per acquistare impiega mesi, con trattative lunghissime. La narrazione negli ultimi tre anni è stata questa, inutile nasconderlo. La situazione in via della Liberazione non è delle più rosee, ma neanche così disastrosa come vogliono farci credere.
Per riassumere la spinosa questione, l’Inter dovrà fare 60 mln di plusvalenze, altri invece sostengono 60 mln di attivo, altri ancora sparano cifre più alte. Insomma, passano gli anni, ma l’Inter non riuscirà a liberarsi del titolo “supermercato d’Italia”. La debolezza non è nella proprietà, né nella società, figuriamoci la dirigenza, la debolezza è insita nel silenzio di queste tre componenti nel respingere i plurimi attacchi da parte dei media.
Ma, ehi, non è tutto rose e fiori, l’Inter non è oggetto di bersaglio per il ludico divertimento di qualcuno. I problemi ci sono e sono sotto gli occhi di tutti. L’Inter consuma come una Ferrari, ma ha soltanto 50 euro di pieno. Bisogna cambiare macchina o procurarsi i soldi per la benzina. Ora, economia e finanza non funzionano così, per fortuna, ma l’esempio è calzante.
Ci sarebbero moltissimi modi per arrivare all’inizio del campionato con una rosa potenziata senza grosse perdite, eppure la strada imboccata sembra essere quella del big sacrificio, unico e imponente, per poter chiudere i colpi già bloccati. L’alleggerimento del monte ingaggi, inoltre, è un altro sentiero discusso e in via di intraprendimento, via i salari onerosi, dentro giovani che non richiedono un grosso stipendio.
Dopo l’ultima giornata di campionato, il presidente Steven Zhang ha parlato, Marotta ha parlato, Inzaghi ha parlato. Obiettivo: essere più competitivi. Come? Cedere chi ha mercato per lasciar spazio a giovani che hanno fatto bene nel nostro campionato (Cambiaso, Asllani, Bellanova, Bremer, Milenkovic) e prendere giocatori esperti (Mkhitaryan). Ovviamente, più alto è il numero di calciatori da acquistare, più alto sarà quello da cedere, a meno che non basti la cessione di Skriniar e De Vrij.
Su questo punto, tuttavia, bisogna un attimo riflettere. Nel giro di un mese siamo passati dalla cessione di Lautaro a quella di Bastoni, a quella di Barella e Skriniar, con unico grande acquirente: il Tottenham di Conte. Ora ci sarebbe il PSG sullo sfondo per lo slovacco.
La domanda giusta da porsi non è quanto possa valere, ma “perché deve partire?” L’Inter deve aggiustare il bilancio, ma un giocatore come Skriniar, da sempre affezionato ai nostri colori e convinto di rimanere, così come Bastoni e Lautaro, non dovrebbe essere sul mercato a prescindere. Invece, si legge sui social, che tutti noi abbiamo un prezzo nella vita. Ed è per questo, aggiungerei, che il calcio sta andando a rotoli ed è per questo che un giocatore può percepire fino a 50 mln netti a stagione per dare un calcio ad un pallone.
Bandiere alla Zanetti, Totti, Del Piero non ce ne saranno più se i soldi continueranno ad avere la meglio sul cuore. Caro Zhang, spingere all’uscio un giocatore che vuole rimanere (Hakimi per esempio) è un gesto vigliacco. Dicono che non ci siano più presidenti come Moratti, come quelli di una volta, che aprivano il portafoglio e compravano senza problemi. Vero, ora i club sono aziende che fatturano milioni di euro, ma quei presidenti avevano un cuore. Caro Zhang, a cosa sei attaccato tu? Dovresti passare notte insonni, insieme alla dirigenza, per ripianare il debito e vendere chi non è più funzionale al progetto, non chi ha tatuato Inter nel cuore.
Altrimenti il giocattolo Inter è stato soltanto un passatempo. E ora che il passatempo comincia a costare, dopo averci regalato tre trofei (il merito ve lo riconosciamo), o ci si mette da parte o non possiamo essere presi per la gola ogni santa estate. Non sento di squadre in procinto di vendere i loro pezzi pregiati a prezzi di outlet, non ci si priva dello zoccolo duro per ricominciare il progetto dall’inizio.
Va benissimo rinforzarci con giovani, anche se provengono solamente da un’annata decente, va benissimo abbassare il monte ingaggi, va benissimo cedere qualcuno, ma non Skriniar, non Lautaro, non Barella. Altrimenti fra parametri zero e giovani speranze ci ritroveremo dal prossimo anno ancora qui a cedere un pezzo da novanta solo per far ripartire il giocattolo.