Focus de La Gazzetta dello Sport oggi sul ruolo di Matteo Darmian all’interno dello scacchiere di Simone Inzaghi. Il classe 1989 non è solo un jolly utilissimo (può giocare su entrambe le fasce, ma pure come terzo in difesa a destra o sinistra), ma anche un giocatore che sa essere decisivo quando la posta in palio si alza: basti vedere i suoi gol nell’anno dello Scudetto ma anche quelli della passata stagione, quando aiutò l’Inter a rimanere in corsa fino all’ultima giornata.
A Lecce, Darmian ci ha messo 81 secondi a firmare il primo assist stagionale, raccogliendo il cross di Dimarco e facendo da sponda per un Lukaku che ha dovuto solo spingere la palla in rete di testa. “In principio la divisione dei compiti sulla fascia destra sembrava abbastanza delineata: Dumfries quando c’è da spingere, Darmian quando c’è da essere più prudenti, con l’olandese che partiva avvantaggiato nelle gerarchie. Ma il campo racconta una realtà diversa. Il finale della scorsa stagione in questo senso era stato piuttosto indicativo, con la rete al Cagliari che aveva contribuito a tenere l’Inter a ridosso del Milan capolista, anche se poi alla fine il sorpasso all’ultima giornata non è riuscito. Il campionato attuale è iniziato sulla stessa falsariga, con l’assist di testa perfetto per Lukaku che dopo nemmeno due minuti di partita aveva portato in vantaggio i nerazzurri al Via del Mare di Lecce”.
L’ex Manchester United non può essere considerato un semplice gregario. “D’altronde sulle 36 presenze collezionate nel 2021-22, è stato titolare in 25 occasioni mentre nelle restanti 11 è partito dalla panchina. Cifre che sono sinonimo di grande affidabilità, rimasta invariata anche dopo l’addio di Conte che l’aveva fortemente voluto. Così il ballottaggio a destra si ripropone, per quanto l’ottima annata di Dumfries sembrava aver consolidato la sua posizione. Cessione permettendo, chiaramente”.
(FONTE: LA GAZZETTA DELLO SPORT)