È stata la serata dei ritorni. Quello dell’Inter davanti al suo popolo, 90 giorni dopo quel suggestivo saluto colmo di rimpianto dopo Inter-Sampdoria. I ragazzi di Inzaghi avevano tanta voglia di ritrovare i propri sostenitori, di regalare divertimento ma soprattutto tre punti, senza assillare i loro animi con sofferenze eccessive, come accaduto a Lecce. Missione compiuta.
È stata la notte del ritorno di Romelu Lukaku a San Siro, a 454 giorni di distanza da quell’Inter-Udinese, passerella finale della stagione tricolore prima di alzarlo trionfalmente al cielo, quel trofeo. Il belga è ancora lontano dalla forma migliore, d’accordo, ma ha ricominciato esattamente come prima, ovvero dalla magica intesa con l’altra metà della Lu-La, regalandole un assist e allontanando le luci dei riflettori, che pur si erano accese dopo soli 81 secondi sabato scorso in Puglia. La coppia dello Scudetto numero 19 adesso vuole fare 20 ed entrare (ulteriormente) nella storia nerazzurra, imponendosi come uno dei tandem migliori di sempre. Lautaro, d’altronde, ha ammesso candidamente di essere rimasto in contatto con Lukaku per tutta la stagione passata, anche quando Big Rom ha abbandonato la nave privando forse l’Inter di un nuovo titolo. Sì, Romelu, hai qualcosa da farti perdonare e c’è solo un modo per farlo. “Adesso siamo pronti a combattere contro tutti“, ha detto l’argentino. Vogliamo vederli al 100% del loro potenziale e d’altronde, da un numero 10 e da un numero 90 che si trovano a meraviglia, non potremmo aspettarci altro.
Ma è stato anche il ritorno, se così vogliamo definirlo, di Milan Skriniar in pianta stabile nei progetti futuri dell’Inter. A Lecce, infatti, gli interrogativi generali a proposito del suo futuro erano ancora consistenti e, possiamo immaginare, quanto mai fastidiosi. Adesso, invece, tutti sanno che la colonna della difesa nerazzurra rimarrà ben piantata per il sesto anno consecutivo e il più contento è visibilmente Simone Inzaghi, apparso ben più rilassato rispetto al volto teso e i toni risoluti di Lecce. Lo slovacco, come tutti i suoi compagni più strutturati, deve trovare la condizione ideale e su di lui pesa anche l’infortunio rimediato in Nations League. Ritorneremo presto ad ammirare (che bello!) i suoi uno contro uno, le sue chiusure, le sue spallate, il suo carisma. Non poteva esserci notizia migliore.
Una dolce compensazione
Se l’esordio in Salento si era rivelato inaspettatamente concitato e al cardiopalma, l’Inter ha deciso di compensare regalando ai suoi tifosi una serata tranquilla, caratterizzata dal dominio del gioco e delle occasioni fin dal primo minuto, senza neppure una parata di Handanovic. Vero, è emerso ancora un difetto atavico, ovvero l’incapacità di chiudere per tempo la partita. I nerazzurri, infatti, avrebbero potuto comodamente chiudere la prima frazione in vantaggio di tre reti e invece, fra una grande parata di Dragowski su Dumfries, una sfortunata traversa interna sul colpo di testa di Lukaku e un’occasione sciupata da Lautaro, si è ritrovata solo sull’1-0 quando è tornata negli spogliatoi. Merito di un gol strepitoso per coefficiente di difficoltà siglato dallo stesso Toro, servito alla grande dal belga con una spizzata di testa: l’ennesima testimonianza della qualità del numero 10 nerazzurro, troppo spesso messo inspiegabilmente in discussione.
Il secondo tempo ha vissuto un fisiologico calo di ritmi, sebbene l’Inter abbia saputo gestire la partita abbassandosi quando serviva, trovando una rassicurante rete con Calhanoglu prima di chiuderla definitivamente grazie a un bel lancio di Gagliardini, cui ha fatto seguito il lucido assist di Dzeko per Correa. Molto importante per Inzaghi che funzioni anche la coppia composta dal bosniaco e dall’argentino, backup della Lu-La. Adesso può sembrare qualcosa di accessorio, ma si rivelerà fondamentale nel momento in cui comincerà la Champions League e il calendario diventerà tremendamente fitto. Ci sarà bisogno di tutti e non è un luogo comune.
L’Inter, intanto, si gode i sei punti in due partite per il quarto anno consecutivo, ma soprattutto ritrova le sue certezze dopo la prova meno convincente di Lecce. La spinta travolgente dei suoi tifosi, la Lu-La, il trio difensivo, la condizione che cresce nei tre centrocampisti. È un messaggio a tutte le rivali: l’Inter c’è sempre, come c’è stata nell’ultimo triennio. Sempre al vertice, sempre lì a lottare per il bottino grosso. Ma stavolta c’è di più: c’è la voglia di rivincita. A proposito: venerdì, all’Olimpico di Roma, sarà tempo del primo grande test stagionale. L’avversario sarà quella Lazio che lo scorso anno inflisse ai nerazzurri la prima sconfitta in campionato, in una gara caratterizzata dalle tensioni per un discusso gol biancoceleste. Anche in questo caso, tutto passa intorno al concetto di “rivincita”. Chissà che non sia la parola chiave per una stagione entusiasmante.
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