L’Inter è più forte della Lazio? Crediamo di sì. Quale delle due squadre ha schierato titolare una riserva conclamata, adottando un accorgimento ad hoc per limitare un giocatore avversario? Sempre l’Inter. Vero, l’anno scorso nella partita di ritorno questa mossa aveva pagato, ma il segnale non è esattamente dei migliori e, anzi, denota un certo complesso di inferiorità. Chi ha giocato una grande partita? Milinkovic-Savic. Chi si è rivelato un uomo in meno, come al solito, in fase offensiva per l’Inter? Gagliardini. Partiamo da questo dato di fatto che riteniamo particolarmente evocativo ed emblematico per descrivere la partita, ma soprattutto la serataccia di Simone Inzaghi e dunque dell’Inter tutta.
Siamo sicuri che molti tifosi nerazzurri si siano lasciati fuorviare e incantare dal possesso palla prolungato dei propri giocatori, soprattutto nei 20 minuti iniziali. Peccato che tenere il pallone non sia indicatore di dominio del gioco, se con quel pallone non crei mai un’occasione concreta e non produci neppure un tiro verso la porta avversaria. No, amici, non è dominio: è controllo della partita da parte dell’avversario. Sarri l’aveva pensata esattamente così: lasciare il possesso all’Inter, indurla a scoprirsi, ripartire e sfruttare le praterie di una fase difensiva ancora una volta gravemente lacunosa. E infatti la prima occasione vera è proprio di marca laziale, così come il gol che stappa la partita e che si concretizza in seguito a un folle posizionamento di Dimarco, che ancora una volta – quando impiegato da quinto di centrocampo – dimostra di perdere lucidità in marcatura, fondamentale nel quale già di base non eccelle.
Le punte dell’Inter hanno vissuto una brutta serata, soprattutto Lukaku spesso impreciso nel controllo di palla, ma spesso e volentieri risultavano sfilacciate dal resto della squadra: problema non da poco, sul quale l’allenatore avrebbe dovuto intervenire. I segnali negativi, però, arrivano anche da Brozovic, ancora in ritardo di condizione e nondimeno in affanno nelle scelte, asfissiato dalla chiusura degli spazi laziale. Della difesa si è già detto: il pressing funziona malissimo, non sincronizzato e gli spazi si aprono troppo facilmente per gli avversari. Maurizio Sarri ha stravinto tatticamente la sfida con Simone Inzaghi. Ma non solo.
Inzaghi ha scelto di sacrificare la qualità a centrocampo adattandosi (o meglio, tentando con pessimi risultati di farlo) all’avversario. Ma poi ha fatto di peggio: l’errore è stato reiterato. L’Inter era rientrata ampiamente in partita con il gol di Lautaro e sembrava trovarsi in un momento di superiorità totale, sotto tutti i punti di vista. Poi, però, sono arrivati i cambi capaci di sconvolgere l’andamento della gara. Sarri ha adottato scelte coraggiose inserendo Luis Alberto e Pedro, i due marcatori che hanno travolto l’Inter; Inzaghi, dall’altra parte, ha tolto dal campo un Dumfries rivelatosi, fino a quel momento, una delle poche minacce per la difesa biancoceleste. Oltre all’olandese, anche Lukaku fuori. E qui c’è da parlarne. C’è da parlarne perché, come detto, il belga ha disputato una brutta gara, ma privarsi del belga negli ultimi 25 minuti, quando le squadre inevitabilmente si allungano (e infatti si sono allungate, eccome), è davvero una buona mossa? A voi le opinioni.
Sarri ha scelto la qualità, Inzaghi ha perseverato con mosse timorose, non inserendo un centrocampista con mezzi tecnici sufficienti a far male alla Lazio: niente Calhanoglu, niente Asllani, si continua con Gagliardini. Per vedere il turco in campo, insieme a Correa da trequartista dietro Lautaro e Dzeko (coppia dal feeling portentoso…), ci è voluto il nuovo vantaggio della Lazio. Troppo tardi, decisamente troppo tardi. La partita dell’Inter, che aveva ripreso vita, si è nuovamente spenta dopo i cambi, questa volta in maniera definitiva.
Il tecnico piacentino, all’Inter ormai da 14 mesi, ha fatto ottime cose ma anche parecchi errori. Ci sembra corretto, però, dire che quella dell’Olimpico sia stata la sua peggior partita da allenatore nerazzurro. Di conseguenza, è stata anche la peggior Inter della gestione Inzaghi. Forse starete pensando alle sostituzioni sciagurate del derby di ritorno l’anno scorso, oppure proprio a Lazio-Inter di ottobre. Il problema è che, in quelle occasioni, i nerazzurri almeno dominarono per un’ora, prima di crollare: segno che le partite in questione erano state ben preparate, salvo poi incorrere in errori di gestione, oltre alla necessità di attingere da una rosa non propriamente attrezzata nei panchinari per gare di quel livello. Questa volta, invece, Inzaghi ha sbagliato proprio tutto: preparazione tattica in settimana; formazione; nessun accorgimento sul campo a partita in corso; cambi devastanti, ma in negativo.
Se in molte occasioni – anche dopo le sconfitte – abbiamo lanciato messaggi positivi, per esempio ripartire da quello che c’era da salvare beh, questa volta da salvare non c’è proprio un bel niente. C’è solo da resettare. L’unica “fortuna” è che si giochi già martedì, a San Siro contro la Cremonese. Per dimenticare questo scempio e ripartire tassativamente, insieme, prima del derby. Vogliamo risposte, non solo da Inzaghi ma da tutto il gruppo: sottolineare gli innegabili errori del tecnico non significa che i calciatori siano esenti da responsabilità, anzi. No, “vogliamo” non è il verbo corretto. Le risposte, quelle giuste, adesso le pretendiamo.