LA RIFLESSIONE – Il caso Acerbi apre un interrogativo: ma dirigenza e proprietà comunicano fra di loro?

Era poco più di metà luglio quando le strategie nerazzurre sul mercato cambiarono drasticamente. Il piano iniziale (cedere Skriniar a 70 milioni, acquistando Bremer intorno ai 30 più un altro difensore) andò incontro a uno stravolgimento in seguito all’inserimento andato a buon fine della Juventus sul difensore brasiliano. Da quel momento in poi, calò il gelo anche fra Inter e Psg sulla trattativa per lo slovacco, con Marotta e Ausilio indisposti ad abbassare la richiesta iniziale e poi, alla vigilia della seconda giornata di campionato contro lo Spezia, ecco la decisione definitiva di Zhang: Skriniar è fuori dal mercato.

Tutta l’estate, però, è stata segnata da una lacuna in rosa da colmare. E si pensava che prima o poi sarebbe stato fatto. Parliamo del sostituto di Ranocchia, accasatosi al Monza in seguito al mancato rinnovo con l’Inter. Se con Skriniar in bilico si pensava a due difensori da ingaggiare, la permanenza dello slovacco ha facilitato (almeno così si pensava…) il compito ai dirigenti nerazzurri: c’è da riempire una casella, una soltanto, e la rosa sarà completa.

Le inutili trattative

L’Inter, nel mese di agosto, ha lavorato principalmente su tre piste. Quella che portava a Manuel Akanji è stata battuta ma poi abbandonata, dopo essersi scontrati con le resistenze del Borussia Dortmund ad agevolare l’uscita del difensore in scadenza nel 2023 allungando il suo contratto e cedendolo in prestito con diritto di riscatto. Trevoh Chalobah del Chelsea è stato preso in seria considerazione, ma il Chelsea voleva l’obbligo di acquisto oppure un prestito oneroso ma con formula secca: l’Inter ha provato a lavorare di diplomazia visto il budget di zero euro, ma i Blues alla fine hanno deciso di tenere in rosa il difensore.

E così, ecco la strada più semplice: Francesco Acerbi. Il difensore classe 1988 sembrava rispondere alle caratteristiche tecniche richieste da Inzaghi (che con lui ha lavorato per tre anni), ma soprattutto ai rigidi paletti economici imposti dalla proprietà. Marotta e Ausilio hanno così individuato un’opzione che non prevedesse esborso per il cartellino, con la formula del prestito gratuito. La trattativa era così avanzata che, solo una settimana fa, il suo procuratore Federico Pastorello si è recato nella sede nerazzurra e poi, all’uscita, ha ammesso candidamente come l’oggetto dell’incontro fosse proprio Acerbi. L’accordo, di fatto, fu raggiunto quel giorno, ma l’Inter chiese tempo per valutare eventuali spiragli in merito ad Akanji o Chalobah.

Attenzione, qui non si parla di supposizioni. Favoriamo in questo senso le dichiarazioni di Beppe Marotta prima di Lazio-Inter: “Ci manca questo ultimo tassello per chiudere la rosa che affronterà la stagione. Ci sono diverse ipotesi, le stiamo valutando e nei prossimi giorni arriveremo alla conclusione. Acerbi è un profilo che ci è stato proposto, valuteremo fra di noi quali saranno i profili. Tre piste? Sì, in questo momento sì“. Insomma, all’Inter erano tutti d’accordo sulla necessità di acquistare un difensore per completare la rosa: Marotta, Ausilio, Inzaghi. E probabilmente erano certi che sarebbe arrivato. Sì, peccato che mancasse il placet più importante. Forse.

Mancanza di comunicazione o dietrofront?

Qui le ipotesi sono due e soltanto due. Perché nel momento in cui per settimane i dirigenti dell’area sportiva portano avanti trattative su diversi difensori e arrivano a bloccarne uno, tutti si aspettano che alla fine il tassello mancante arriverà. Soprattutto, però, sarebbe scontato che Marotta e Ausilio lavorino dopo essersi confrontati con Zhang. Questa storia – già di per sé grottesca – diventa quasi assurda se pensiamo che lo stesso Acerbi nella giornata di ieri era a Milano, pronto per sostenere le visite mediche e poi firmare il contratto con l’Inter.

E allora ecco le due opzioni, perché da qui non si scappa: o i dirigenti non comunicano con la proprietà e chiedono l’ok solo nel momento in cui hanno un accordo in mano (e sarebbe assurdo), oppure è arrivato un clamoroso dietrofront da parte di Steven Zhang. Clamoroso fino a un certo punto, perché il presidente dell’Inter è solito cambiare le carte in tavola e riservare brutte sorprese, soprattutto negli ultimi giorni di mercato. Lasciateci almeno una certezza: pensare che Marotta e Ausilio abbiano chiuso l’accordo per un difensore sapendo che il presidente non fosse disposto ad alzare il monte ingaggi è follia. Da tutta questa storia, chi esce più sconfitto è comunque Inzaghi, costretto ad affrontare la stagione senza un difensore centrale di riserva.

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