Luigi Garlando ha parlato dopo la due giorni di Champions sulla Gazzetta dello Sport: “E’ sembrato un tutorial, cioè: cosa non fare (Juve, Inter) e cosa fare (Napoli) per essere felici in Europa. Il primo gol segnato a San Siro dal Bayern Monaco ha gettato un ponte con il primo segnato dal Paris Saint Germain al Parco dei Principi. In entrambi i casi difese piazzate, con la reattività di un presepe. L’anello di congiunzione più evidente tra le due partite è stato l’atteggiamento iniziale: la plateale accettazione della superiorità dell’avversario e il progetto di una partita di quasi esclusivo contenimento. Uno stesso 3-5-2 concepito più per fare densità bassa e coprire gli spazi dietro che per fare pressione a centrocampo. In sintesi: mancanza di coraggio, carenza di sogno e di orgoglio“.
“Ultima analogia. Anche l’Inter, quando a inizio ripresa ha provato a mettere la testa fuori dal guscio, come la Juve, qualcosa ha combinato. Psg e Bayern sono molto più forti, non ci piove, ma Juve e Inter li hanno resi ancora più forti con le loro paure, entrando già sconfitte nella testa. Il calcio da Champions non è un vestito che puoi metterti una volta ogni tanto, ma è una mentalità da coltivare in ogni minuto di campionato. Sono state prese a pallate la Juve e l’Inter. Due squadre che nella loro costruzione hanno sottovalutato l’aspetto tecnico, a vantaggio di quello fisico, soprattutto a centrocampo”.