Il Bayern Monaco è tre spanne sopra l’Inter. Lo era anche alla vigilia. Bene, giusto ricordarlo subito. La sconfitta, quindi – anche in casa e anche dopo i due ko con Lazio e Milan – fa male ma era da mettere abbondantemente in preventivo e non è per il ko in sé che criticheremo giocatori e allenatore. Ciò che colpisce, in particolare se confrontato con la passata stagione, è la sensazione di non essersela mai giocata sul serio, come invece accadde nelle quattro partite complessive contro Real Madrid e Liverpool lo scorso anno. Tuttavia, l’Inter all’epoca si trovava in un’altra situazione: aveva più certezze, autostima, voglia e pure più brillantezza nelle gambe. La condizione fisica, infatti, rimane un grosso punto interrogativo sul modo in cui ci si è preparati a questa anomala stagione.
Se c’è una cosa corretta che ha detto Inzaghi in conferenza stampa dopo il match è che “per vincere serviva la partita perfetta“. L’Inter non l’ha fatta né in fase difensiva né in quella offensiva: ha sprecato quelle poche occasioni utili con scelte sbagliate (vedi Dzeko che non serve Mkhitaryan davanti al portiere nei primi minuti), oltre a lasciare un buco nel quale si è infilato Sané prima di controllare egregiamente per la rete del vantaggio. Se fosse andata sotto per una prodezza balistica da fuori area, per esempio, non ci sarebbe stato nulla da dire, ma così il rimpianto rimane per l’ennesimo errore difensivo e concettuale della stagione. Insomma, i nerazzurri avrebbero potuto fare di più anche nei singoli (vedi Dumfries, Calhanoglu, Brozovic) ma forse non sarebbe bastato neppure quello. L’unica nota positiva della serata è sicuramente rappresentata da André Onana che, tolto l’errore dovuto alla troppa sicurezza su cui si era fatto sfuggire il pallone, ha messo insieme ben 10 parate dimostrando grande reattività fra i pali. Peccato che, dopo la gara, anche il buono da trarre sia stato guastato in conferenza stampa.
Simone Inzaghi è partito escludendo dagli undici titolari nomi importanti quali Handanovic, De Vrij e Barella. La squadra, pur manifestando una netta inferiorità nei confronti degli avversari soprattutto nel primo tempo, era comunque rimasta in partita e nella seconda frazione era partita con più mordente e convinzione. Ebbene, era proprio quello il momento di incidere con i cambi e di inserire un calciatore come Barella, che con la sua intensità avrebbe creato ulteriori problemi al Bayern che appariva in leggero affanno. E infatti l’allenatore rifletteva a riguardo, pensava, pensava e ripensava ancora. Poi finalmente Barella, Correa e Dimarco sembravano pronti ad entrare in campo in colpevole ritardo, ma ecco il 2-0 del Bayern che chiude la partita (e il centrocampista sardo non entrerà più). E beh, quando non si fanno le scelte decise ma sempre segnate dai ripensamenti, dalle paure, dalle attese, questa è la punizione che può arrivare e che puntualmente è arrivata. A
Ben peggiore, però, è stato il dopopartita. C’era una sola cosa davvero positiva, come abbiamo già detto: la prestazione di Onana. Peccato che Inzaghi, in conferenza stampa, abbia chiarito in fretta e furia come il titolare rimarrà Handanovic e giocherà già contro il Torino. Non possiamo essere ipocriti e non possiamo tanto meno giustificare questa scelta, visto quanto scrivevamo nel pomeriggio di ieri. Viva la meritocrazia, allora. Se è questa la strategia gestionale di Inzaghi, allora non stupisce che l’Inter sia in pessime condizioni, che Skriniar esca dal campo perplesso per l’ennesima sostituzione senza senso, che tutti i giocatori – nessuno escluso – stiano rendendo al di sotto dei propri standard, che il valore economico della rosa si stia depauperando, che il gruppo appaia ormai scollato, demotivato, apatico. No, non stupisce affatto. Fino a quando le scelte non saranno dettate dalle prestazioni sul campo ma da altri fattori, allora l’Inter perderà non solo le partite, ma anche l’onore che l’ha contraddistinta dal 1908 ad oggi.