La Gazzetta dello Sport ha fatto il punto su Nicolò Barella: “La controfigura di Barella, la versione di Nicolò con la luna storta, quest’anno si è vista soprattutto nelle sconfitte di campionato con Lazio e Milan, che il centrocampista sardo ha passato più a sbracciare e a lamentarsi che a correre. In entrambi i casi a tecnico e dirigenti non è piaciuto l’atteggiamento più che la prestazione. Non a caso in Champions col Bayern Inzaghi ha operato una scelta estrema, impensabile anche solo l’anno scorso: lo ha lasciato in panchina per scelta tecnica”.
“Dopo la sveglia presa contro i tedeschi, Barella si è confrontato personalmente col tecnico e ha capito come la gestione delle energie sarà decisiva in un campionato come questo, in cui lui avrà (purtroppo) pure il vantaggio di una accurata preparazione-bis durante la pausa Mondiale. Questa nuova gestione è ancora più strategica visto che il centrocampista arriva da due stagioni passate col cuore in gola: dal 2020-21 in avanti, su 9840 minuti interisti, Barella ne ha giocati 8240, l’84%. Più nel dettaglio, nell’anno dello scudetto Nicolò ha saltato solo una gara contro il “suo” Cagliari (squalifica) più la passerella finale prima della consegna della coppa contro l’Udinese. Poi, anche nella scorsa stagione, ha dato forfait solo in altre due di A contro Spezia e Toro, a cui va aggiunta la squalifica sciagurata che gli ha tolto la doppia sfida al Liverpool negli ottavi di Champions”.
“Evidentemente, un po’ di ruggine si è comunque accumulata nella testa e nei muscoli, ma niente che preoccupi davvero almeno secondo i dati degli allenamenti alla Pinetina. Lo staff di Inzaghi è convinto che, mettendo minuti nelle gambe, Barella si scioglierà come per magia. Anzi, dopo il Mondiale potrà volare più degli altri. Nello stesso tempo, però, non sarà più esentato dalla terapia del riposo: il turnover lo potrà coinvolgere, se serve, pure nei big-match che tanto lo esaltavano”.