Goran Pandev a 39 anni dice addio al calcio giocato. E alla Gazzetta dello Sport ripercorre la sua carriera. E dentro c’è il Triplete con l’Inter. “Se smetto? Sì, possiamo dirlo tranquillamente. Ero di quell’idea già una volta finito il campionato a Parma.
L’Inter? Ero stato messo fuori rosa alla Lazio, 6 mesi senza fare una partita. Non potevo nemmeno allenarmi con la squadra. Tutto per un problema contrattuale: non ci eravamo messi d’accordo con Lotito per il rinnovo e lui mi ha fatto fuori. Siamo andati in causa e l’ho vinta, così a gennaio mi sono liberato e sono andato all’Inter. In quei 6 mesi nerazzurri… il calcio è strano: un anno parti male, non giochi, sei fuori rosa e non sai cosa succede. E a fine campionato vinci il Triplete. C’erano Milito, Eto’o, Sneijder. Ma anche se la squadra è forte e non hai un buon gruppo rischi di far male. Lì il gruppo era pazzesco. Si può anche non andare d’accordo, ma in campo devi sempre dare una mano al tuo compagno”.
Il ricordo della Primavera dell’Inter e la chiamata di Antonio Conte:
“Io ho fatto anche la serie C, conosco cosa vuol dire fare gavetta. All’epoca ero nella Primavera dell’Inter e Moratti aveva il 50% dello Spezia, così mandò me e altri 6-7 ragazzi delle giovanili a La Spezia. Quante botte… contro il Pisa, a Carrara, Pistoiese, tutte le domeniche c’era un derby. Certe tranvate. Mi ricordo ancora. Avevo 20 anni, andai dopo aver vinto il campionato Primavera con l’Inter insieme a Pasquale (ex Udinese), Berti, Cordaz che oggi fa ancora il terzo. L’ho visto l’anno scorso e gli ho detto ‘Che cavolo ci fai qua?’ – ‘Terzo portiere…’, mi ha risposto. Gli ho detto ‘porta anche me come sesto attaccante!’. Ed effettivamente quando c’era Conte mi hanno cercato, gli venivo comodo anche perché ho fatto lì il settore giovanile. Mi chiamò Ausilio, rideva. Gli dissi ‘Mi prendi in giro? Io a 37 anni mi vergogno a venire a San Siro!”.
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