“Il calcio mi ha dato tanto, io ho sacrificato il mio corpo”, è il titolo all’intervista che Davide Santon ha concesso ai microfoni di Tuttosport. “Le mie ginocchia sono distrutte. Non potevo continuare, avrei rischiato le protesi”, spiega l’ormai ex terzino. “Non potevo più garantire un tot di partite, ero sempre a rischio infortunio, avevo paura a spingere, non mi divertivo più. Dopo una stagione così, perdi le motivazioni e il tuo corpo ti dice basta. Rischio protesi? Si, ho le ginocchia distrutte. Probabilmente a 50 anni dovrò metterle comunque. Per il calcio ho dato tutto, ho sacrificato il mio corpo”. Poi su Mourinho: “Lui è stato quello che mi ha lanciato e con cui ho finito. Con le parole è il numero uno, si fa voler bene”.
Sembrava poter essere nel lontano 2009, nell’Inter di Mourinho, l’inizio di una carriera stellare, invece è risultata pesantemente condizionata dagli infortuni. Davide Santon, ai microfoni di Tuttomercatoweb, ha annunciato il ritiro dal calcio: “Sono costretto a farlo. Non voglio, ma devo. “Ho il ginocchio sinistro dove non mi sono operato che però è andato. Mi impedisce tante cose… E poi c’è il famoso ginocchio destro: mi sono operato tre volte. Cartilagine, tolto tutto il menisco esterno ma appena faccio un minimo sforzo, si gonfia e non si piega più. In automatico tutti i miei infortuni al flessore partono da lì. In Serie A devi spingere, il ginocchio destro non si piega, sforzavo la gamba sinistra e il flessore è… Andato. Ogni minimo sforzo c’è sempre da stirarsi, da star fermi. Giochi una gara, ne stai fuori cinque. Se devo giocare con la paura, allora non lo faccio”.
“Il primo periodo all’Inter, quando vincemmo tutto è stato il più bello della mia carriera. Ho avuto stop, infortuni, ma è stato bellissimo: ero così giovane e non mi rendevo conto che stavamo scrivendo la storia. Abbiamo perso solo la Supercoppa Europea, è stato il momento più bello. Ero con dei campioni straordinari nello spogliatoio”.