“Allora l’Inter lo sa fare ancora, lo può fare e l’ha fatto: nel centro preciso della sua crisi nera ha trovato la luce di un vittoria eccitante e significativa, perché battere il Barcellona ha sempre un valore simbolico, un peso morale e naturalmente anche un effetto sul cammino in Champions. Inzaghi ha salvato se stesso e l’Inter tutta con lo studio
meticoloso delle cose da fare in questa specifica circostanza tradotte specialmente in un primo tempo di onesta perfezione, di umile coraggio e di lucido sacrificio che ha permesso alla squadra di svicolare dalle sue attuali malattie e di buttarsi nella mischia senza soggezione ma soprattutto con illimitata fiducia in un piano tattico ideato bene e fatto
funzionare ancora meglio. Non era il caso di mettersi dei grilli nella testa, ma non lo sarebbe stato in caso di condizione di grazia: Inzaghi ha accettato di sfidare il Barcellona da una posizione di inferiorità trasformando però quell’accettazione in un punto di forza, una specie di rovesciata strategica ma anche emotiva.
È stata la grande rivincita di Simone, perché le sue scelte e il suo progetto di partita sono stati giusti. Ha preferito Correa a Dzeko e l’argentino ha sfibrato il Barcellona con i suoi scatti, ha messo Çalhanoglu in regia e ne ha ricevuto in cambio una prestazione fiammeggiante nelle due fasi, non ha esitato ad affidare Lewandowski alle cure di De Vrij e
l’olandese non ha fatto vedere palla al polacco”.
(Fonte: La Repubblica)
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