Mario Sconcerti sul Corriere della Sera commenta l’impresa dell’Inter a Barcellona:
“Il Barcellona offre all’Inter la partita ideale, quella che Inzaghi preferisce, un calcio attento, basato sulla forza dell’avversario e per questo generoso di spazi nella sua metà campo. Un tempo si diceva che era il gioco dell’Inter di Herrera o della Juve di Trapattoni.
Ma non c’è mai stata una regola fissa, il pallone è flessibilità, non numeri eterni. L’Inter stavolta ha giocato la gara perfetta, è partita lentamente, ha resistito, ha subito, si è tenuta la larghezza del contropiede e l’ha regalata alla fine ai suoi campioni. Il Barcellona ha fatto mucchio, non pericolo. Forse il piccolo rimpianto è essersi fermati presto, quando il Barcellona era in grande difficoltà. Era una gara da chiudere prima. Xavi è stato un avversario difficile e sopravvalutato, la sua squadra non ha niente del passato, nel gioco appare e scompare, non ha gente da dribbling o da velocità. Il suo 3-3-4 ha annullato subito Pedri, che era il quarto in attacco, e sbilanciato la partita. L’Inter è stata formidabile nel controllo delle ripartenze, subito piene di proposte. Barella e Lautaro e Gosens hanno segnato gol dopo stop attivi, quelli che cominciano da soli con un gesto, un’azione finale. Ci vuole classe per cominciarli e ci vuole qualità enorme per portarli a termine. Sono tra i pochi casi in cui la fortuna non c’entra, sono solo grandi gol. L’Inter è
piena di questi giocatori, è quella che ne ha di più. Deve giocare secondo convenienza, senza cercare bellezza, speculando magari sulla gara, non cercando sempre di dominarla.
La bellezza le viene dallo spazio, come al Camp Nou. Per questo non è solo una qualificazione quasi guadagnata questa, ma è l’inizio di una nuova idea, di un’Inter liberata che può giocare per vincere ancora tante partite. Determinante Dumfries stavolta anche nel doppio ruolo. Un po’ troppo esplosivo Onana, attenti coperti dal centrocampo De Vrij e Skriniar, preziosi Calhanoglu e Mkhitaryan. Questa è l’Inter di Inzaghi”.