Se prima era una sensazione forte, ora possiamo parlare di certezza: prima di Inter-Barcellona è successo qualcosa. La conferma è arrivata da uno dei calciatori più rappresentativi dello spogliatoio nerazzurro, Alessandro Bastoni, che prima di Inter-Salernitana ha confessato: “C’è stato un confronto importante tra noi giocatori dopo quel periodo iniziale dove forse c’erano state troppe lamentele. Ognuno voleva dare la colpa all’altro, invece facendo mea culpa era necessario uscire da quel momento. È stato molto importante“.
E come dargli torto, viste le tante sbracciate e segnali di nervosismo che si percepivano sensibilmente nelle quattro sconfitte di campionato e non solo. L’Inter ha ricominciato ad essere una squadra credibile dopo un inizio sconvolgente e lo ha fatto innanzitutto tramite la capacità di soffrire collettivamente e di farcela insieme, vincendo col Barcellona all’andata. In quella sfida c’erano tutti i prodromi di un cambiamento mentale e tattico, visibile anche nella trasferta di Reggio Emilia, utile a ritrovare i tre punti in campionato e ulteriore autostima. Un carico sufficiente per andare in Catalogna senza timori, con tanto coraggio e meritando il successo. Con la Salernitana è stato quasi naturale vincere ancora e farlo convincendo sempre di più, dominando dal primo all’ultimo minuto.
Il primo mese e mezzo di stagione era stato caratterizzato da rotazioni e alternanze eccessive, in diverse zone del campo. La porta, per esempio, con Onana e Handanovic a scambiarsi in base alla competizione; la difesa e la crisi nera di De Vrij, oltre al nervosismo di Bastoni che ha messo la titolarità di entrambi a serio rischio; la fascia sinistra con Gosens in Champions, Darmian spesso a sinistra in campionato e talvolta Dimarco. Adesso, invece, le scelte sono chiare: Onana in porta, De Vrij titolare (e in ripresa, anche se ancora lontano dai suoi livelli), Dimarco prima scelta come mancino tutta fascia. Condivisibili o meno, a Inzaghi si chiedeva questo.
Ci si attendeva una chance per Gosens dopo il gol della possibile rinascita al Camp Nou, così come per Asllani reduce dall’erroraccio in Catalogna per riprendere fiducia. E invece Inzaghi ha confermato il nucleo visto a Barcellona, con dieci undicesimi identici: unico cambio Acerbi per Bastoni, dal momento che quest’ultimo, dopo la sosta, le ha giocate tutte. Gli interpreti in campo hanno risposto benissimo, coerentemente con la prova di mercoledì. Lautaro e Barella non sono semplicemente entrati nel tabellino dei marcatori, ma hanno disputato un’altra prova eccezionale, da dominatori assoluti, piena di spirito di sacrificio e classe, tanta classe.
La scelta di confermare Calhanoglu da regista, poi, ha evidentemente pagato: il livello del turco si è alzato notevolmente da quando ricopre un ruolo che forse lo responsabilizza di più. Dopo la doppia splendida prova con il Barcellona, è arrivata una nuova prestazione invidiabile condita ancora dall’assist, stavolta per Barella. Avrebbe meritato di segnare, per quanto ha fatto vedere. D’altronde, le sue capacità tecniche sono da sempre indiscutibili: se riuscisse a trovare continuità non solo nella stagione, ma proprio durante la partita a livello di concentrazione, allora potrà essere un centrocampista di livello assoluto. Da vedere e rivedere, in particolare, l’azione del 2-0, con tutti e tre i centrocampisti coinvolti oltre a Lautaro: Barella-Calhanoglu-Mkhitaryan è un trio che adesso funziona alla grande.
Il trend del momento è chiedersi se l’Inter – intesa come quella squadra capace di essere protagonista negli ultimi tre campionati – sia tornata. Ancora presto per sbilanciarsi, visto che il momento nero sembra essere passato ma i banchi di prova devono essere numericamente superiori per trarre giudizi più definiti. Di certo c’è che la convinzione, lo spirito delle ultime quattro partite è come detto diverso rispetto a prima, nonostante alcuni difetti permangano seppur in maniera attenuata: pensiamo ad alcune sbavature difensive alle quali si è prontamente rimediato anche contro la Salernitana, ma anche alle tante palle gol fallite, visto che con i campani la partita si poteva chiudere già nel primo tempo.
Tre vittorie e un pareggio ottenuti contro avversari di spessore come il Barcellona nel momento più difficile della stagione, in ogni caso, non possono essere derubricati alla voce “estemporaneità”, perché c’è effettivamente qualcosa di più profondo nella risalita nerazzurra. Tuttavia, quel mese e mezzo è costato parecchi punti in campionato che adesso obbligano l’Inter a dover rincorrere e le rincorse, lo sappiamo, da un lato sono sempre difficili e dispendiose, specialmente se chi sta davanti non rallenta; dall’altro, però, hanno un sapore entusiasmante e adrenalinico. È di quest’ultimo che i ragazzi di Inzaghi dovranno alimentarsi da qui alla pausa per il Mondiale, nelle sette partite che rimangono (cinque di campionato, due di Champions): il percorso è chiaro. La stagione dell’Inter è cominciata, seppur colpevolmente in ritardo. Rendiamolo utile, però, questo ritardo: facciamo che serva da propulsore motivazionale per correre forte, fortissimo. E vedere dove ci porta.