L’Inter si è comportata come doveva: seria, ma non “fessa”. La squadra di Simone Inzaghi aveva già adempiuto egregiamente ai propri compiti, qualificandosi addirittura con una giornata d’anticipo in un girone che ad agosto prefigurava un terzo posto quasi scritto. Ad attenderla, inoltre, c’è un trittico di partite decisive in campionato per arrivare alla mega-sosta ancora aggrappata al gruppo di testa, fra cui due trasferte durissime contro Juventus e Atalanta. Al contempo, però, c’era una gara prestigiosa in una cornice imponente come quella dell’Allianz Arena. E allora, in un contesto simile, l’importante è evitare gli eccessi, in un senso o nell’altro.
Simone Inzaghi lo ha fatto. Da una parte non ha schierato nessun Primavera, non svilendo così il valore di un nobile confronto europeo. Dell’undici titolare previsto a Torino contro la Juventus, ha impiegato soltanto Lautaro, Barella e De Vrij. I primi due per impossibilità di fare rotazioni, considerate le assenze pesanti di Lukaku e Brozovic; il terzo per evitare di escludere tutta la linea difensiva titolare e rischiare così una figuraccia che in questo momento sarebbe apparsa esiziale e fuori contesto. Il tecnico piacentino, in ogni caso, ha tenuto a riposo (almeno dall’inizio) Skriniar, Bastoni, Dumfries, Calhanoglu, Mkhitaryan, Dimarco e Dzeko, impiegando una parte di questo blocco (lo slovacco, il turco, l’armeno e il bosniaco) solo nel secondo tempo.
C’è stato così modo di conoscere meglio i giocatori meno impiegati. E allora ecco la sorpresa Bellanova, parecchio intraprendente e a tratti sfacciato nell’interpretazione di esterno destro; certo, l’ex Cagliari deve migliorare tecnicamente, ma c’è un’ottima base di velocità e personalità da cui ripartire. Più in ombra l’altro giovane della rosa nerazzurra arrivato in estate, ovvero Asllani, per il quale si può fare il discorso inverso: ha ancora bisogno di maturare nelle scelte (basti pensare ai mancati rinvii in situazioni pericolose nell’area nerazzurra), sebbene in questo caso la qualità di certo non manchi. Ottima, come di consueto, la prova di Darmian, che ha spesso fermato Mané con interventi puntuali e a tratti prodigiosi; bene Acerbi, anche propositivo in fase di spinta; positiva la gara, soprattutto nel primo tempo, anche di Gagliardini, che ha provato a compensare agli enormi limiti tecnici risultando prezioso in interdizione. Ancora timido Gosens, capace tuttavia di confezionare un grande assist poi sprecato da Lautaro a porta vuota, e ancora male Correa: sembra incredibilmente svogliato, nonostante ci si aspetti che sgomiti per un posto da titolare (vista la nuova assenza di Lukaku) sfruttando una preziosa occasione.
In credito con la fortuna
Come noto fin da agosto, non era con il Bayern che l’Inter avrebbe dovuto giocarsi la qualificazione e infatti così è stato: due sconfitte indolori contro i bavaresi, ancora una volta primi e a punteggio pieno alla fine della fase a gironi (dato incredibile: è la terza volta che accade negli ultimi quattro anni). I nerazzurri si sono presi gli ottavi confezionando due partite straordinarie contro il Barcellona ed evitando scivoloni con il Viktoria Plzen.
Lunedì 7 novembre, alle ore 12:00, sarà tempo di sorteggi. Ai nastri di partenza, l’Inter potrà affrontare una tra sei squadre (non il Napoli, connazionale; non il Bayern, coinquilino di girone). Quelle certe sono Manchester City, Chelsea, Porto e Tottenham; a queste si unirà al 99% il Real Madrid (dovrebbe inciampare al Bernabeu contro il Celtic stasera per arrivare secondo dietro al Lipsia) e probabilmente il Psg, obbligato però a fare lo stesso risultato del Benfica: sarà impegnato allo Stadium contro la Juventus, con i portoghesi ad Haifa. Dire che sono tutte forti e non cambia nulla è pleonastico e retorico, poiché sì, è vero che sono forti, ma ce n’è qualcuna (molto) più forte di altre. Pensiamo che con City, Real e Psg non ci sia storia perché si collocano su una dimensione differente; con Chelsea, Tottenham e Porto ci sarebbe invece partita.
A giudicare dalla tradizione recente nei sorteggi, ci verrebbe da dire che l’Inter affronterà sicuramente una delle prime tre. Dal ritorno in Champions del 2018, i tifosi nerazzurri hanno sempre proferito imprecazioni al momento dell’estrazione dall’urna. Basti pensare ai gironi sempre molto duri (quest’anno l’apoteosi) e all’episodio dell’anno scorso in vista degli ottavi, quando all’Inter andò discretamente bene all’inizio (Ajax) e poi successe l’incredibile, con la prima ripetizione di un sorteggio nella storia della UEFA, che consegnò all’Inter il Liverpool. Insomma, verrebbe da dire che la squadra nerazzurra sia in credito con la fortuna o, sicuramente, non in debito con la sfortuna. Per questo, ci auguriamo che dall’urna esca una del secondo gruppo di squadre elencato: sarebbe ugualmente durissima, lo sappiamo, ma almeno ci sarebbe davvero partita.
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