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IL PUNTO DI VISTA – Colpa di Inzaghi? Difficile poter dire il contrario

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La sconfitta di ieri è una sentenza definitiva sulla corsa Scudetto. Con grande serenità l’Inter di Inzaghi non sarà più in grado di raggiungere il XX, c’è da ammetterlo. L’obiettivo stagionale per eccellenza, senza togliere nulla alla Coppa Italia e al passaggio degli ottavi, è il raggiungimento del quarto posto. Insomma, un passo indietro rispetto agli obiettivi prestabiliti da Conte in poi: vincita dello Scudetto, Coppa e Supercoppa e passare i gironi di Champions. Il quarto posto, oramai, si era/è dato per “normale”. Un club che ha difficoltà economico-finanziarie DEVE andare in Champions per i soliti motivi che da anni conosciamo.

Ma la colpa è interamente di Inzaghi? Se andassimo ad analizzare la partita minuto per minuto, apparentemente, sì: la Juventus ha iniziato – e continuato – con un fraseggio lento e sterile, per lo più nella sua metà campo, mentre l’Inter attendeva, attendeva, attendeva. Fin quando Lautaro e Dumfries non hanno sprecato due occasioni talmente nitide da far esclamare i tifosi nerazzurri: “ecco, già immagino come va a finire”. La più classica e severa delle punizioni calcistiche: gol mangiato, partita a livelli esageratamente bassi, fiducia della squadra avversaria che cresce e… rete! Certo, l’avessero messa dentro i nostri, non saremmo qui a fare il terzo grado a rosa, tecnico e società, ma il calcio è questo. Si passa da titoli giornalistici modificati all’ultimo (vd. per Milan-Spezia) a sentenze scritte già dopo 50 minuti.

Dopo il filotto di vittorie e la buona prestazione a Monaco, Inzaghi ci aveva abituati al ritorno del bel gioco e alla “cazzimma” dei giocatori in campo. Ieri, ma già dalla conferenza del giorno prima, una paura latente colpiva il mister e poi la rosa. Una decrescita mentale nel momento della stagione per cui servivano conferme e risposte positive. E già un pareggio andava molto stretto. Quando più c’era il bisogno di cogliere l’attimo (carpe diem oraziano), Inzaghi ha indossato la veste di allenatore mediocre, mettendosi sulla difensiva, mentalmente e tatticamente. Un animale ferito, quando è alle strette, reagisce (vedi il filotto di vittorie, fra cui Barcellona). E quando si riprende, non lascia gli avversari fuggire. Ieri sono fuggiti tutti dalle proprie responsabilità e la colpa, mister, è la sua, per una grande percentuale.

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Published by
Matteo Tombolini