Ci sono delle cose basilari da non fare mai quando affronti una squadra che propone poco in fase offensiva ma che, al contempo, è forte in difesa (la migliore in Serie A) sentendosi a suo agio nel chiudersi dietro la linea della palla. Fare possesso sterile è una di queste. Eppure Inzaghi, già prima della partita, aveva annunciato che l’Inter avrebbe fatto ampio ricorso alla gestione della sfera. C’è poi un’altra cosa, ancor più importante, da non fare mai contro questo tipo di squadre: sbagliare i gol semplici nelle occasioni che ti vengono concesse.
Ecco, i nerazzurri ovviamente hanno fatto l’opposto: Lautaro ha sbagliato sia sullo 0-0 (era difficile), ma soprattutto sull’1-0, calciando su Szczesny. Ancor più clamorosi, però, gli strafalcioni di Dzeko su colpo di testa da sponda dello stesso argentino ma soprattutto di Dumfries, capace di mandare alle stelle a porta vuota dopo l’assist di Barella. L’olandese è stato probabilmente il peggiore in campo: non ha proposto nulla – come di consueto – a difesa avversaria schierata limitandosi ai retropassaggi e non puntando mai l’uomo, ma ha pure sofferto terribilmente Kostic, in particolare nel secondo tempo. Malissimo in tutto, quindi. Darmian o Bellanova sono davvero peggio? È ora che si cominci a riflettere seriamente sulla sua titolarità. Ovviamente, l’Inter non ha perso solo per colpa di Dumfries, ma ha perso di squadra. È crollata psicologicamente, come al solito, dopo il gol degli avversari. E a proposito di cose da non fare mai contro squadre come la Juventus, nella lista c’è un altro ingrediente nocivo: concedere i contropiedi. L’Inter ha subito due gol. Come? Neanche a dirlo. Assurdo, fra l’altro, non spendere il fallo tattico, soprattutto sul primo gol. Forse Barella non aveva voglia di lasciare il campo, visto che il giallo all’Inter (e solo all’Inter) significa sostituzione. Ma allora è stato egoista.
La Juventus ha dato di più: è stata umile, unita e compatta. Qualità che, in questo tipo di partite, mancano sensibilmente e terribilmente all’Inter. La squadra di Inzaghi ha disputato quattro big match in questa stagione, perdendone altrettanti: Lazio-Inter 3-1, Milan-Inter 3-2, Inter-Roma 1-2, Juventus-Inter 2-0. In più, la penosa sconfitta di Udine. Siamo a cinque sconfitte in campionato a novembre, novembre! Inizio novembre! Pleonastico ricordare come, con cinque sconfitte nel girone d’andata, nessuno abbia mai vinto il campionato. Altrettanto pleonastico specificare come l’Inter abbia abbandonato ogni ambizione di vincerlo, lo Scudetto: da domani ci sarà un solo obiettivo e si chiamerà quarto posto, in una logica assuefattasi nuovamente alla mediocrità degli anni pre-Conte. Qualcuno sarà più contento, senza quello strano stress e quelle scocciature procurate da qualcuno che voleva vincere con l’Inter.
Sarà bene ricordare ai nostri eroi in campo, in panchina e in Viale della Liberazione che però, il quarto posto, bisognerà sudarselo. Sarebbe ora di farla finita con la presunzione quando subisci 19 gol (diciannove!) in 13 partite, quando ne incassi 16 (sedici!) in 7 gare, quando hai la sesta (sesta!) peggior difesa della Serie A, meglio solo di squadroni come Monza, Spezia, Cremonese, Sampdoria e Verona (cinque delle ultime sei in classifica). Così non si arriva quarti, poco ma sicuro. La posizione di Inzaghi ancora in panchina è giustificata, se vogliamo, solo dalla qualificazione agli ottavi di Champions League, competizione dalla quale l’Inter uscirà realisticamente agli ottavi o al massimo ai quarti e che quindi non porterà alcun trofeo in bacheca. Bene, no? Europa a parte, occorre dirlo con chiarezza: questo campionato, finora, è stato un disastro.
18 mesi, un anno e mezzo: tanto è passato dalla vittoria dello Scudetto ad oggi. In un anno e mezzo, l’Inter è riuscita a passare dal trono d’Italia ad essere fuori dalla lotta per vincere il campionato a novembre. Non vogliamo addossare tutte le responsabilità su Simone Inzaghi, il quale ha sicuramente le sue enormi colpe e si è rivelato inadeguato per reggere la panchina più difficile d’Italia. Tuttavia, nessuna metafora ci sembra più calzante rispetto a “il pesce puzza sempre dalla testa” applicata al momento attuale dell’Inter. Sarebbe vile e ingiusto, infatti, addebitare questo tracollo soltanto all’allenatore. Una proprietà inesistente, impegnata a creare debiti su debiti e la cui impellenza in ogni sessione di calciomercato è fare sostanziosi attivi, non può passare in sordina e non è ciò che l’Inter si merita. Qualcuno fermi questo tracollo, Zhang accetti la realtà e capisca che vendere il club è una mossa che salvaguarderebbe anche i suoi stessi interessi. Solo ed unicamente economici.