L’ANALISI – Finalmente una reazione. Ma a Bergamo sarà tempo di risposte definitive


La sconfitta di Torino si è sentita tutta, nei primi 25 minuti. L’Inter era frenetica, imprecisa, contratta ed evidentemente scossa dalla quinta sconfitta in campionato, tant’è che sono state degli emiliani le prime due palle gol della partita: Barrow fuori prima, Arnautovic neutralizzato da Onana poi. Successivamente, su un tiro destinato ai cartelloni pubblicitari di San Siro, ci si mette pure la sfortuna, con il rimpallo su Lykogiannis che fa carambolare la palla in rete.

L’Inter ha visto effettivamente i fantasmi, perché un’altra sconfitta avrebbe aperto definitivamente la crisi e il baratro più profondo per le prospettive nerazzurre. Ricordiamo che la squadra di Simone Inzaghi, in questa stagione, non aveva mai recuperato neppure un punto da situazione di svantaggio. Le prospettive per un’altra serata nera, insomma, c’erano tutte. Ma è proprio in questi momenti, in quelli più drammatici, che le giocate fenomenali aprono nuovi orizzonti: quella di Edin Dzeko, per esempio. Il bosniaco ha fatto gol con la specialità della casa, il tiro al volo su palla spiovente in area di rigore, proprio come ai tempi della Roma contro il Chelsea, ma anche con la maglia nerazzurra contro lo Sheriff in Champions l’anno scorso. Quel colpo ce l’ha, lo ha sempre avuto, e pure oggi che a 36 anni fa inevitabilmente fatica a livello di ritmi e intensità, le giocate da campione restano.

È come se quella prodezza di Dzeko avesse liberato l’Inter dai suoi fantasmi e demoni, dimostrando una volta in più che i problemi di questa squadra sono principalmente mentali e solo dopo si può parlare di tattica, condizione fisica, sostituzioni. Un’aggravante, sia ben chiaro, perché se possibile fa ancora più rabbia vedere i nerazzurri giocare sul velluto e fare sei gol come se niente fosse, solo perché la gara si è messa sui giusti binari. E allora è showtime con grandi giocate sparse: la splendida doppietta di un incontenibile Dimarco, la rete di Gosens su altra finezza di Dzeko, l’incornata del Toro su calcio d’angolo e poi il bel gesto, ancor più importante del gol. Lautaro, infatti, con il potenziale centro su rigore procurato da Dzeko, avrebbe raggiunto Osimhen in testa alla classifica cannonieri. E invece il Toro ha scelto di lasciare la battuta a Calhanoglu, che ha segnato e lo ha subito ringraziato abbracciandolo. Un giusto messaggio da parte dell’argentino, un giusto premio per le prestazioni del turco da regista nell’ultimo mese. E, a proposito di regia, ecco un rientro importante: Marcelo Brozovic si è ripreso il suo posto toccando un’infinità di palloni in soli 30 minuti. L’impressione è che a Bergamo partirà titolare, con Calhanoglu destinato a dirottare nuovamente sulla mezzala sinistra.

A proposito di Bergamo. Inutile dire che la partita sarà molto difficile, ancor di più considerando la sconfitta di ieri della squadra di Gasperini a Lecce che alimenterà voglia di rivalsa. L’Inter, però, non può sbagliare. Non poteva sbagliare neppure allo Stadium, vero, ma l’ha fatto. Grave. Ma adesso sarà tempo di risposte definitive, considerato che si tratta dell’ultima partita prima della mega-pausa per il Mondiale, inevitabilmente foriera di riflessioni su quel che è stato e quel che sarà, della stagione interista. La squadra di Simone Inzaghi ha perso cinque scontri diretti su cinque, ben quattro in trasferta. Ecco il sesto, ancora in trasferta, laddove l’Inter ha incassato 16 gol. Insomma, i numeri sono negativi e le prospettive per un’altra brutta giornata ci sono tutte. Giusto, ma c’erano anche ieri sullo 0-1. E invece abbiamo assistito alla prima reazione stagionale dopo una frustata, alla prima inversione di tendenza in quel senso. Servirà ripetersi a Bergamo.

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