Dopo un mese e mezzo, per domani 18 novembre (a mezzogiorno) è fissato il termine del dibattito pubblico, che verrà sancito con la relazione conclusiva stilata dal coordinatore incaricato dal Comune di Milano, ovvero Andrea Pillon. Quest’ultimo tirerà le somme di quanto emerso nei dieci incontri avvenuti fra la rappresentanza cittadina e i due club milanesi, che saranno chiamati ad ascoltare eventuali istanze e spiegare come intendono agire. La Gazzetta dello Sport illustra i dettagli, a cominciare dalla decisione di abbattere l’attuale Meazza che appare irrevocabile, nonostante le resistenze di una parte della politica.
“San Siro sarà demolito totalmente, “altrimenti c’è il rischio che i due club vadano altrove”, come ha detto il sindaco di Milano, Beppe Sala. A rimettere tutto in discussione è stato di recente Vittorio Sgarbi, neosottosegretario alla Cultura: “Il Meazza non si tocca, lo dice la legge. Servirebbe una decisione del Ministero per dire “abbattetelo” e non arriverà mai”. Parole alle quali hanno fatto seguito quelle di Giuseppe Sala, messe per iscritto in una lettera indirizzata al presidente del Consiglio Giorgia Meloni: “Queste dichiarazioni appaiono esorbitare dalle competenze del sottosegretario e sembrano piuttosto destinate ad alimentare confusione e disorientamento che nuocciono al corretto esercizio dei poteri pubblici nell’interesse della collettività. Faccio appello, pertanto, alla autorevolezza del suo ruolo per chiederle chiarezza su queste vicende”.
I prossimi passi e l’ipotesi Sesto sullo sfondo
Cosa succederà adesso? “Quello che è chiaro è che Inter e Milan non intendono andare oltre rispetto alla loro tabella di marcia: fra 5 anni vogliono giocare in uno stadio moderno, di proprietà, con una capienza di 65mila posti. La realizzazione dell’intero progetto (stadio più distretto urbano) costerà 1,3 miliardi di euro e potrà garantire un ricavo di circa 40 milioni all’anno ad ogni club. Gli intoppi burocratici, fino a oggi, non sono mancati. Ecco perché la chiusura del dibattito pubblico di domani dovrà aprire una nuova fase, quella dell’accelerata. Alla relazione sul dibattito seguirà il parere del Comune e quello di Inter e Milan. La giunta approverà una prima delibera e “a quel punto le società avranno il compito, da un lato di costruire il progetto esecutivo e dall’altro quello di spiegare meglio come San Siro verrebbe smantellato”, ha spiegato Sala di recente”. Queste, quindi, le tappe immaginate dai club: avere l’ok dal Comune, avviare il progetto esecutivo a inizio 2023 e posare la prima pietra nel 2024, per poi traslocare nel nuovo impianto a partire dalla stagione 2027-28“.
Resta, comunque, sullo sfondo l’ipotesi Sesto San Giovanni, poiché i rallentamenti a Milano sono all’ordine del giorno e non vi può essere alcuna sicurezza sul buon esito della tabella di marcia stilata da Inter e Milan. “A Sesto San Giovanni resteranno alla finestra, pronti a lanciarsi sull’eventuale “seconda palla” che la partita per il nuovo San Siro potrebbe regalare: Milan e Inter non lo hanno mai nascosto, andranno a giocare dove rifare casa sarà più semplice e più veloce. Prima di godersi lo spettacolo del suo primo derby al Meazza, il numero uno rossonero Gerry Cardinale aveva fatto visita all’area delle ex acciaierie Falck. Guai a farsi trovare impreparati”.
(FONTE: LA GAZZETTA DELLO SPORT)
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