Arrigo Sacchi, intervistato a Il Giornale soprattutto per ricordare Pelè, non è riuscito sul finale a non stuzzicare l’Inter.
“Nel ’90, Pelé aveva 50 anni, giocammo a San Siro un’amichevole: da una parte il suo Brasile, dall’altra una rappresentativa chiamata Resto del mondo, in panchina io e Beckenbauer. Nel secondo tempo entrò lui, Pelé. Si muoveva non certo con la velocità di prima ma a un certo punto, passando davanti alla nostra panchina, diede il via a un’azione e andò in area a ricevere il passaggio dopo 4-5 tocchi scegliendo la posizione giusta dove sarebbe arrivato il pallone che poi colpì di testa”.
Sulla finale Mondiale: “L’ho detto a Infantino e Ceferin, presidenti di Fifa e Uefa incontrati a Doha: questa finale ha riscattato le mediocrità del mondiale perché è stata esaltante in tutte le sue fasi e ha regalato una quantità industriale di emozioni, giocate superbe, pezzi di bravura, attacchi da una parte e dall’altra. Sembrava un film di Alfred Hitchcock, non finiva mai. Per realizzare uno spettacolo del genere non serve uno bravo ma una squadra”.
Sulla ripresa del campionato: “Penso possa essere diverso rispetto alla prima parte. Per esempio: se il Napoli dovesse tornare rilassato, potrebbe pagare pegno. E sarebbe un dispiacere perché ha mostrato un calcio fatto di bellezza, di emozioni, di collaborazione, di sinergie in cui si vedono solo i pregi e mai difetti. Ha avuto un’ottima idea Spalletti: organizzare amichevoli con squadre straniere perché per quei club non ci sono amichevoli ma partite. Sassuolo – Inter, ad esempio, non ha avuto la stessa intensità”.
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