L’IMPRESA DELL’INTER VISTA DA… NAPOLI – Kvara flop, merito di Inzaghi (che ha scritto il copione della partita)

Il quotidiano Il Mattino elogia Simone Inzaghi per come ha bloccato Khvicha Kvaratskhelia durante Inter – Napoli.
“Il genio e il suo buio. Succede quando hai 22 anni che le luci invece di accendersi si spengano. Poi sono quelle di San Siro, non luci qualsiasi. E la notte di Kvara si trasforma nella notte di uno qualsiasi, non di quello che fino a ieri sera è era tra i più belli del reame: senza lampi, né colpi da stregone, né illusioni ottiche, né conigli estratti dal capello. Non si può andare ad affrontare l’Inter con spirito francescano, in generosa povertà come ha fatto il talento georgiano. Ha detto che gli piace essere soprannominato Kvaradona… ma Diego certe sfide non le falliva in questa maniera, facendosi annullare. Lui, ha fatto flop. Clamorosamente. Non ha lasciato traccia, anche perché la scelta di piazzare Darmian e non Dumfries su di lui, se inizialmente sembrava una scelta suicida, alla fine è stata una delle mosse chiavi di Inzaghi. Sia pure con qualche calcetto intimidatorio di troppo. Che è andato a segno. «Di solito – ha detto – possono vedere in tv tutti i miei movimenti tanto non riescono a fermarmi». Stavolta, non è andata così: un accenno di presenza solo a metà ripresa, poi ogni duello è finito nel peggiore dei modi. Spalletti sa bene che serviva la sua fantasia per smuovere le acque di un palleggio fragile e senza l’inventiva di Lobotka. Perché così, matematicamente, si perde”.
(FONTE: IL MATTINO)

ANTONIO CORBO SU ‘LA REPUBBLICA’

“Troppo attesa questa sfida per esplodere subito. In attesa della testata di Dzeko nel ventre molle del Napoli, per quasi un’ora decide Inzaghi per due. Per sé, sistemando l’Inter in un atteggiamento di plateale ambiguità. Difesa salda che sacrifica Darmian esterno destro in primo appello sul temutissimo Kvaratskhelia, Skriniar più dietro per il secondo. Ma il fantasista evita l’impatto allargando il gioco sull’altro versante: è come rinunciare alla sua spregiudicata inventiva. L’Inter riparte in verticale puntando su Lukaku in un contropiede mascherato, comunque temibile. Ma non devastante per le imprecise conclusioni di Di Marco e di Dzeko, i due che si rifaranno in tandem nella ripresa. Certi segnali dovevano essere colti, perché sarà proprio Di Marco a fondare sulla sua sinistra per servire al centro il colosso bosniaco dell’Inter.
L’Inter ha tutto il tempo per controllare le operazioni, ritira uno dopo l’altro Lukaku sminuito dalla prodezza di Dzeko, che esce anche lui. In questo ribaltone interista con Lautaro e Gosens in campo, il Napoli immette forze nuove. Simeone, Ndombele e Elmas dopo Raspadori e Lozano, non c’è una idea chiara di gioco, gli esclusi tentano di dare finalmente un contributo con gesti e implorazione dalla panchina, troppo tardi, ma anche il caos che produce caos fa sperare il Napoli, deve impegnarsi anche il portiere interista Onana con Barella a capo di una trincea”.

Emanuela Castelli su calcionapoli1926.it

“Il Napoli visto ieri al Meazza contro l’Inter ha infilato dentro la partita attesa spasmodicamente da 53 giorni la prestazione più scialba dell’anno. Lenti e, quel che più preoccupa, privi di idee. Così sono parsi gli azzurri, protagonisti di un copione scritto e diretto da Simone Inzaghi. E il Napoli ci finisce dentro, quel copione, senza mai riuscire ad uscirne, senza mai sottrarsi alle battute (d’arresto) cui quel copione li aveva sapientemente consegnati. “E dov’è il copione? È in noi, signore. Il dramma è in noi; siamo noi; e siamo impazienti di rappresentarlo, così come dentro ci urge la passione!.
Sì, perché la palma del migliore ieri sera se l’è aggiudicata proprio lui, il tecnico nerazzurro, che l’ha pensata bene fin dal principio, consegnando le chiavi del gioco al Napoli per poi affondare sulle ripartenze. Azzurri colpiti e affondati, sconfitti meritatamente a margine di un match in cui sono apparsi scialbi e decisamente poco incisivi. Ma è davvero il caso di fare drammi? Se guardiamo alla classifica, si potrebbe azzardare un “no” secco: il Napoli resta lassù, tra le nuvole e il cielo, a guardare le altre che si avvicinano, certo, ma restano comunque abbastanza distanti da non sentirne il fiato sul collo. A destare qualche preoccupazione interviene la prestazione degli azzurri: troppo smarriti per essere davvero loro, con troppo poca personalità per essere quelli delle 15 partite senza sconfitte visti nella prima parte di stagione. “Oh, signore, lei sa bene che la vita è piena d’infinite assurdità, le quali sfacciatamente non han neppure bisogno di parer verosimili; perché sono vere”. E così, si sprecano i commenti disfattisti a mezzo social: “Il Napoli s’è perso, è finita la magia”. Prima invincibili, ora brocchi. Come se non fosse ammissibile perdere contro l’Inter. Al Meazza. Come se la storia non dicesse che lì, i panettoni sono rimasti sempre sullo stomaco ai partenopei, indigesti, pesantissimi. Come se una partita pensata male e giocata peggio fosse sentenza ineluttabile di morte calcistica di una squadra che, fino allo scorso match utile, ci ha fatto sognare. “Un fatto è come un sacco: vuoto, non si regge. Perché si regga, bisogna prima farci entrar dentro la ragione e i sentimenti che lo han determinato”: la sconfitta è un fatto, certo. Ma va contestualizzata, ficcata dentro a una storia, a cui rivendica e chiede di appartenere. E la storia parla di un’Inter che DOVEVA vincerla, di un Napoli che POTEVA non vincerla senza finire nel baratro della perdita d’identità. Nessuna scusa ma anche nessun dramma: i canti funebri si rimandino a quando (e se!) sarà il caso. Perdere un match ci sta, perdere la ragione no. Manteniamoci saldi: un accenno di tempesta è arrivato, ma ha solo sfiorato gli azzurri, facendo meno danni possibili. Ora si riparta da qui, con il timone ben saldo tra le mani. La rotta è chiara, l’obiettivo ancora lontano: ventidue tappe ancora da visitare, prima di restare lassù, tra cielo e nuvole, per sempre”.

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