Battendo il Napoli mostrando quello spirito ammirevole, l’Inter si era costruita una speranza: effettuare una rimonta che avrebbe avuto del clamoroso. Eppure quella prestazione, unita alla serie di avversari abbordabili che i nerazzurri avrebbero affrontato (tutte squadre nella parte destra della classifica), lasciava margine per crederci sul serio. Ebbene, ieri a Monza abbiamo scoperto che quel castello di buoni propositi per il 2023 era fatto non di solide fondamenta, ma di carta, di sabbia: basta un gesto maldestro per spazzare via tutto, nel momento in cui i margini di errore sono così sottili. E d’altronde, è stata l’Inter stessa – con quell’avvio shock – a mettersi in questa fastidiosa situazione. All’U-Power Stadium, a soli tre giorni dalla bella vittoria contro Spalletti, il castello è già crollato.
La serata degli ingiustificabili
È ingiustificabile che, ancora una volta, i nerazzurri non siano riusciti a rimanere sul pezzo dopo una grande vittoria. Inutile dimostrarsi grandi in un big match, quello con le motivazioni alle stelle e in cui puoi solo vincere, se subito dopo non sei in grado di mantenere alta l’asticella dell’attenzione e della concentrazione, facendoti sopraffare dal Monza. Una buona squadra in ottima forma, che però non può dominare interamente il secondo tempo come avvenuto ieri. Nella ripresa, l’Inter praticamente non l’ha mai vista: chi conosce bene questa squadra sapeva alla perfezione che il gol del 2-2 sarebbe arrivato. Più probabile andare a fare il 3-2 dopo (come a Firenze) e non riuscire a blindare la porta sul 2-1.
È ingiustificabile, a questo proposito, che dopo il pareggio del Monza non sia invece arrivato un forcing finale dell’Inter. Eppure, c’erano 3-4 minuti da giocare in cui poteva succedere nuovamente di tutto. Sono stati i brianzoli, invece, ad andare vicini addirittura a vincerla, davanti a una squadra in confusione totale e smarritasi strada facendo. No, la condizione fisica non può essere una scusante. Vero che la partita col Napoli ha comportato un dispendio fisico e mentale molto elevato, ma pure il Monza – con una rosa inferiore – aveva giocato tre giorni prima a Firenze.
Sono stati ingiustificabili gli ingressi in campo e gli atteggiamenti di Lukaku e Dumfries, giocatori che a partita in corso hanno tutte le possibilità per incidere. In effetti lo hanno fatto, ma in negativo. Il belga ha disputato la peggior prestazione individuale da quando è all’Inter: 35 minuti più recupero che sono diventati un vero incubo fra palle perse, controlli sbagliati, ritardi nei contrasti e nei duelli aerei. I problemi fisici di Calhanoglu e Barella hanno costretto un’Inter già in apnea a rinunciare alla loro capacità di gestire il pallone ed era proprio quello il momento del bisogno di Lukaku, della sua abilità nel proteggere la sfera e nel far salire la squadra. Macché, niente di tutto questo. Solo una sequela di errori fantozziani e, appunto, senza giustificazione alcuna. Tre giorni fa il numero 90 aveva disputato una buona prova contro il Napoli, pur dimostrando di essere ancora lontano dai suoi livelli. Probabile che a Monza stesse ancora peggio fisicamente, ma anche il ritardo di condizione non può assolverlo da errori di concentrazione come quelli sui controlli grossolanamente sbagliati. E Dumfries? Si tratta di un giocatore mediocre tecnicamente ma che, nei duelli aerei, solitamente si fa valere. E invece è riuscito non solo a farsi sopraffare da Caldirola, ma anche a spedire lui stesso la palla nella porta di Onana. Un peccato, poi, che le ultime azioni della gara siano capitate sui suoi piedi: è stata la miglior garanzia, per il Monza, di portare a casa almeno il punto.
Ingiustificabile il fatto che, con tutta probabilità, quel punto non sarebbe arrivato senza l’abbaglio dell’arbitro Sacchi. Anzi, peggio. Perché un abbaglio come quello che ha portato al fischio per un inesistente fallo di Gagliardini può capitare, ma interrompere l’azione in anticipo mentre c’è una palla spiovente in area è qualcosa che con il Var non deve e non può esistere. Sacchi lo ha fatto, ha privato l’Inter del 3-1 di Acerbi e di due punti che, pur con i mille difetti evidenziati, sarebbero comunque in saccoccia. È un errore di gravità quanto meno assimilabile a quello dell’anno scorso di Serra in Milan-Spezia: lì crollò l’Italia intera e lo sdegno si irradiò nell’intero panorama calcistico nostrano, giornali compresi. Sembra che non stia accadendo esattamente la stessa cosa, oggi. Ma l’Inter, è bene sottolinearlo, non perderà lo Scudetto per colpa di Sacchi.
Ingiustificabili, in questo senso, alcuni episodi che condensano i problemi psicologici, prima che tecnici, di questa Inter. Mkhitaryan che al minuto 93 tenta un improbabile sombrero a metà campo perdendo palla e dando il via all’azione del pareggio brianzolo, nel momento in cui si dovrebbe combattere per tenere e allontanare le palle sporche badando al sodo e quindi ai tre punti, è qualcosa di folle e che però ritrae una leggerezza caratteristica dei nerazzurri dell’ultimo anno e mezzo. I leziosismi nei minuti di recupero, col risultato in bilico! Ma ci sono anche altri segnali, come il momento in cui Lukaku sbaglia l’ennesimo stop – sempre negli istanti finali – e in panchina si ride anziché soffrire insieme e spronare i compagni.
Ingiustificabili i numeri dell’Inter, se paragonati ai presunti rivali per la corsa al titolo. Il Milan ha subito 16 gol, il Napoli 13, la Juventus 7: la squadra di Inzaghi ne ha già incassati 24 (ventiquattro!). Per trovare chi ha fatto peggio bisogna scendere al Bologna undicesimo, oltre a Monza, Salernitana, Sassuolo, Spezia, Sampdoria, Cremonese e Verona. Parliamo delle ultime in classifica. Semplicemente pazzesco. E le cifre in trasferta sono ancor più agghiaccianti: 20 gol subiti lontano da San Siro, l’Inter è la peggior difesa esterna a pari merito col Bologna, che solo a Milano contro i nerazzurri ne ha subiti 6. Con questi numeri e con 5 sconfitte all’attivo già a novembre, è stato altrettanto pazzesco illudersi in un’improbabile rimonta.
Ingiustificabile, infine, che questa squadra abbia vinto il campionato solo un anno e mezzo fa e oggi, 8 gennaio, sia già praticamente fuori dalla lotta al titolo. Vero, la proprietà ha fatto tutto il possibile per distruggere quanto era stato creato ed è assente (ingiustificato e ingiustificabile) dal 2020, ma ritrovarsi a guardare gli altri lottare quando non è neppure finito il girone d’andata è avvilente, squallido, molto triste. Nessuno imponeva a Inzaghi di vincere il campionato, ma tutto questo è davvero umiliante.
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