Calvarese: “Monza-Inter, l’errore di Sacchi resta gravissimo, specie in epoca Var”


Gianpaolo Calvarese ha analizzato per Calcioefinanza.it quanto successo a Monza. “Il contatto incriminato semplicemente non c’è: non era fallo, la rete sarebbe stata assolutamente regolare. Un errore ancora più grave se si pensa poi all’esito del match. È successo a tutti gli arbitri di fischiare, sbagliando, prima che il pallone entrasse in rete. È accaduto al designatore Gianluca Rocchi, a Daniele Orsato ed è successo a me. Resta però un errore grave da parte di Juan Luca Sacchi, sezione di Macerata: con l’introduzione del VAR, una delle principali raccomandazioni in sede di formazione per un arbitro è proprio quella di ‘ritardare il fischio’. Perché appunto fischiare subito mette fuori causa la tecnologia, che a quel punto non può più intervenire. Sacchi avrebbe dovuto semplicemente far finire l’azione, vedere il gol dell’Inter, fischiare l’intervento di Roberto Gagliardini – per lui falloso – per poi essere richiamato dal Var per rivedere la sua decisione. Ieri sera il check è stato brevissimo. La prima domanda che Mazzoleni, arbitro espertissimo, ha rivolto dal Var a Sacchi è stata: ‘Hai fischiato prima che la palla entrasse in rete?’. E alla sua risposta affermativa, purtroppo, il gioco è ripreso”.

Le parole di Calvarese

“Quello che un arbitro era stato abituato a fare per anni, cioè tradurre la propria decisione istintiva in un fischio, nel modo più repentino possibile, con il Var è cambiato. Cosa si può fare per ritardare il più possibile un fischio da parte del direttore di gara? Un piccolo trucchetto potrebbe essere, come facevo io, affidarsi alla fisicità. Ovvero io, essendo destrorso, mettevo il fischietto nella mano sinistra. Questo mi consentiva di rallentare, di fare un passaggio in più: invece di portarmi semplicemente il fischietto alla bocca, dovevo portarlo nell’altra mano, e quella frazione di secondo mi consentiva di riflettere meglio su quello che stavo per fare. Vedere prima come finiva l’azione, ed eventualmente fischiare dopo. Questo è un trucchetto fisico, meccanico, pratico. Un secondo accorgimento che si può adottare è puramente di stampo mentale: pensare quindi che qualsiasi decisione presa può pesare tantissimo nell’arco di un campionato, può decidere scudetto, qualificazioni, salvezze e retrocessioni. Ecco perché bisogna lottare con sé stessi per avere una concentrazione elevatissima per 90 minuti. E purtroppo si vede e si capisce benissimo come Sacchi arrivi decisamente scarico agli ultimi minuti della partita. Una situazione che umanamente posso capire e comprendere, ma sportivamente molto meno, visto che in una partita, soprattutto se di Serie A, è richiesta una concentrazione massima fino al fischio finale. L’errore resta gravissimo, specie in epoca Var. È vero, come dicevamo, che è successo a tutti di incappare in una simile topica, anche a direttori di gara come Orsato e Rocchi. Ma questo purtroppo non giustifica Juan Luca Sacchi della sezione di Macerata: sarà fermato per molto tempo, nella speranza che da questo errore possa capire ancora di più l’importanza della concentrazione. Per rialzarsi e tornare più forte di prima”.

Nuovo stadio

Il nuovo stadio di Inter e Milan potrebbe davvero sorgere a Sesto San Giovanni. Mentre a San Siro si continua a discutere tra vincoli e problemi burocratici, nel comune limitrofo si sogna. Nerazzurri e rossoneri sarebbero accolti a braccia aperte. “Le porte non sono aperte, sono spalancate – ha spiegato a Libero Roberto Di Stefano, sindaco di Sesto San Giovanni -. Spostare lo stadio a Sesto è l’unica soluzione possibile sia per i club coinvolti che per uno solo, al limite. Abbiamo un’area dismessa (le ex aree Falk, ndr) che è la più grande d’Europa, parliamo di uno spazio di un milione e 500mila metri quadrati. È già bonificata e con minime varianti al progetto potremmo partire in tempi rapidi. Tra l’altro è un’area privata, quindi non ci sono i vincoli che potrebbero esserci a Milano. Anche nell’ottica della città metropolitana che sarebbe il caso di ricordare che Milano non finisce con il solo territorio cittadino. Sesto è collegato da tre fermate della metropolitana, dalla tangenziale, dai mezzi, dalla ferrovia. In dieci minuti sei in Duomo. La rete dei servizi c’è, è capillare. Sarebbe un’ottima idea, noi siamo pronti”.

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