Meno spende e più vince. E’ il caso curioso dell’Inter. “Nel maggio del 2021 si chiudeva il campionato della rivincita, quello di Lautaro Martinez e Romelu Lukaku, quello di Antonio Conte capace di riportare lo scudetto all’Inter dopo un decennio a veder gli altri festeggiare – è l’analisi della Gazzetta dello Sport -. All’inizio di quella stagione il club di viale della Liberazione aveva aperto il portafoglio per Achraf Hakimi e per i riscatti di Nicolò Barella e Stefano Sensi: un totale di oltre 90 milioni di euro soltanto per questi tre nomi. Dopo il suo addio, invece, avevano salutato sia Lukaku che l’esterno marocchino: sommati alla partenza di Matteo Politano, si superano i 200 milioni in cassa. E in entrata? Denzel Dumfries per la fascia e Joaquin Correa per l’attacco, ma riscattato nel 2022. Un vero cambio di direzione che Conte conosceva e che ha avuto seguito anche nelle successive sessioni di mercato, con l’arrivo di Robin Gosens come unico investimento sopra i 20 milioni. Per il resto, tante operazioni low cost e diversi prestiti: una nuova era.
Innegabile la capacità della dirigenza. Edin Dzeko, Matteo Darmian, Federico Dimarco, Francesco Acerbi, André Onana, Hakan Calhanoglu, Henrikh Mkhitaryan: tutti parametri zero o uomini presi per qualche milione, ma che ora sono fondamentali per Inzaghi. Gli allenatori, appunto: il tecnico piacentino e Conte hanno avuto un ruolo fondamentale nel massimizzare gli investimenti e nel far sbocciare i colpi meno altisonanti. La stagione è appena alla metà del suo corso, Zhang ha motivo per sorridere dall’alto dei suoi quattro trofei”.