La sconfitta contro l’Empoli non solo è stata devastante, ma ha anche rappresentato una cesura all’interno dell’annata nerazzurra. Sì, perché è come se avesse chiuso una stagione e ne avesse aperto un’altra. È finita, nostro malgrado, quella della massima ambizione, quella in cui ci sforzavamo di credere a un qualcosa che era effettivamente possibile. È cominciata, meglio prenderne atto, quella del realismo. Quella in cui c’è da calarsi nella lotta, prepararsi a una battaglia perché la zona Champions è molto trafficata, con 5 squadre in 3 punti. I competitor dell’Inter sono Milan, Lazio, Roma e Atalanta, non più un Napoli imprendibile.
Tuttavia, questo nuovo scenario preoccupava (e preoccupa ancora, a dir la verità), per due ordini di motivi. Il primo: l’Inter ha tanti giocatori in scadenza o in prestito, gente che non ha alcuna certezza di far parte dell’Inter del prossimo anno, per cui l’idea di giocare la Champions nella nuova stagione potrebbe non essere un assillo. Il secondo: se parti con l’obiettivo di vincere il campionato come ha fatto la stessa Inter, è difficile accettare e metabolizzare la trasformazione in corsa nelle tue ambizioni. E questo è un discorso che riguarda entrambe le squadre di Milano, a differenza di club come Lazio, Roma e Atalanta per i quali il piazzamento Champions sarebbe il traguardo dei sogni.
L’Inter, invece, ha risposto piuttosto bene. Per capirci, non è stata scintillante, anzi. Ma ha cominciato la gara col piglio giusto, collezionando praticamente un calcio d’angolo al minuto prima dell’inopinata quanto splendida rete di Okereke. Dopodiché, non è caduta in isterie e nervosismi vari, facendo il suo gioco e rimettendola sui binari giusti, trovando anche la rete del vantaggio. Certo, ha peccato di precisione sia sotto porta sia nell’ultimo passaggio, tenendo colpevolmente la gara in bilico e facendo rivedere ai propri tifosi gli inquietanti spettri di Monza negli ultimi minuti, ma stavolta è riuscita a tenere il vantaggio adempiendo al proprio dovere: battere l’ultima in classifica.
Una menzione la merita sicuramente Lautaro Martinez, non solo per la doppietta ma anche per l’ennesima prova eccezionale. Che ci sia da segnare al Camp Nou, da vincere uno Scudetto o da lottare per il piazzamento in Champions League, non tradisce mai: il Toro è l’uomo buono per tutti gli obiettivi, trasuda Inter da tutti i pori e in quanto ad atteggiamento è inattaccabile. Sappiamo tutti che ha i suoi momenti di blackout sotto porta, ma sappiamo altrettanto che di lui ci si può fidare. Nei giorni in cui si è tanto discusso della meritocrazia legata alla fascia da capitano dopo quanto sta succedendo con Skriniar fra volontà di andar via, dichiarazioni dalle tempistiche inappropriate ed espulsioni ingenue, quella fascia a Cremona è invece andata a un destinatario indiscutibile. Lautaro Martinez oggi è l’Inter. E sarà l’uomo a cui affidarsi per il piazzamento in campionato, ma anche per una grande Champions e per vincere la Coppa Italia. Che sia il Camp Nou di Barcellona o lo Zini di Cremona, il Toro c’è.