Il litigio in campo fra Romelu Lukaku e Nicolò Barella non solo ha fatto rumore per la sua platealità, ma ha anche messo a nudo un “vizio” del centrocampista che si accentua ogni qualvolta le partite non si mettono nel verso giusto: le lamentele in campo all’indirizzo dei compagni, le famose sbracciate che tanto infastidiscono pure i tifosi.
Il Corriere dello Sport si sofferma su questo aspetto. “L’Inter ha portato via Barella dall’isola nel 2019, dopo un lungo corteggiamento e dopo che il ragazzo si era fatto notare in B nel Como tre anni prima. Il fatto è che, una volta capito di essere un giocatore importante, il Barella di Cagliari non lesinava verso i compagni di squadra gli stessi atteggiamenti che ha oggi all’Inter. Mentre un anno fa, di questi tempi, il centrocampista sardo incappava nelle due giornate di squalifica che gli fecero saltare per intero gli ottavi contro il Liverpool in Champions: tutto per una reazione – il pugno a Militao durante la partita col Real Madrid, con espulsione incorporata – che innescò il provvedimento della UEFA e l’immediata multa dell’Inter”.
Adesso il club nerazzurro, soddisfatto delle prestazioni di Nicolò, si attende però anche una definitiva crescita dal punto di vista caratteriale e di leadership. Barella è uno dei giocatori più forti della rosa e, non a caso, anche in una situazione societaria precaria come quella dell’Inter in cui le cessioni di grandi giocatori ogni estate sono più che una possibilità, il numero 23 è sempre l’ultimo indiziato per i soliti sacrifici. Se davvero un giorno vorrà diventare capitano, questi atteggiamenti dovranno essere aboliti.
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