La settimana affrontata dall’Inter dopo Bologna è stata abbastanza pesante. Le critiche dall’esterno, ma anche il richiamo alla concentrazione e alle motivazioni da parte di Marotta, a sua volta seguito da Zanetti che ha chiesto una scossa a tutte le componenti societarie, non solo all’allenatore e ai calciatori. Resta inammissibile che l’Inter abbia collezionato 7 sconfitte in 24 partite, ma è confortante che – ancora una volta – la squadra di Inzaghi non sia sprofondata in una crisi ma abbia risposto prontamente.
Compito facilitato da un Lecce che ha giocato a viso scoperto, propiziando diverse occasioni da gol della squadra di casa, che quando ha spazi a disposizione sa essere devastante. L’Inter si è ripresa il secondo posto e, anche nel caso in cui alla Juventus dovessero essere restituiti i 15 punti, oggi i nerazzurri sarebbero a pari punti con i bianconeri. Importante riportarsi sopra la Lazio e mettere a 3 punti la coppia Roma-Milan.
Le certezze
La squadra di Inzaghi è ripartita affidandosi alle sue certezze, alcune di natura specifica e altre generali. Le prime sono rappresentate da diversi calciatori, quali sicuramente Lautaro Martinez. Il Toro, pur non brillando nel primo tempo, ha messo a segno il suo gol numero 14 in Serie A, il 17esimo stagionale conteggiando Champions, Coppa Italia e Supercoppa. Ma c’è di più, oltre alla conclusione sul primo palo con cui ha sorpreso Falcone. C’è un’esultanza volta a sottolineare i meriti di un compagno più che i propri e, in particolare, di un Denzel Dumfries che aveva disputato una partita incerta beccandosi diversi mugugni da San Siro. L’argentino ha sottolineato l’assist del compagno, indicandolo più volte, da vero capitano. Nel momento in cui è uscito dal campo prendendosi la meritata standing ovation dal pubblico, ha chiesto ai suoi compagni di tenere alta la concentrazione, mentre si godeva la luna di miele con un San Siro sempre più innamorato di lui.
Un’altra certezza è sicuramente rappresentata dal centrocampo. In molti sono rimasti perplessi dall’esclusione di Brozovic, la cui degradazione appare sempre più evidente: il centrocampo titolare di Inzaghi ad oggi non si tocca ed è composto da Barella, Calhanoglu e Mkhitaryan. Ieri il turco non ha brillato particolarmente, mentre il sardo e l’armeno sono entrati direttamente nell’azione del gol. Assist di Barella, gol splendido di prima intenzione da parte di Mkhitaryan, che ormai gioca sempre e comunque da titolare, e spesso per tutta la durata dell’incontro. Se c’è un irrinunciabile a centrocampo per Inzaghi, al momento, è proprio lui, esentato dal turnover perfino quando ha riposato Barella, come a Bologna.
E veniamo alla certezza generale, che si chiama San Siro, stadio “Giuseppe Meazza”. La differenza riscontrabile nel rendimento fra casa e trasferta è impressionante: l’Inter ha il miglior bottino casalingo di tutta la Serie A con 11 vittorie e 2 sconfitte, è a quota 33 punti. Nessuno ha fatto meglio tra le mura amiche. E come non sottolineare il dato difensivo: in una situazione generale che preoccupa e non poco, con 28 gol subiti in 25 partite, i nerazzurri ne hanno subiti ben 22 in trasferta e 6 in casa. Soltanto la Roma, con 5 gol incassati, ha fatto meglio nelle gare interne. E soltanto il Barcellona, fra i top 5 campionati europei, è capace di chiudere il fortino tra le mura amiche con risultati migliori rispetto a giallorossi e nerazzurri. Di sicuro c’è che, se l’Inter vorrà prendersi la qualificazione in Champions in un contesto così agguerrito, dovrà mantenere il passo in casa ma migliorare inevitabilmente quello in trasferta, a partire da venerdì sera a La Spezia.
La scoperta
Se la vittoria a Milano contro il Lecce era tutto sommato prevedibile e sin dal primo minuto l’impressione chiara era che l’Inter avrebbe vinto, c’è una grande notizia per Inzaghi che emerge dal tardo pomeriggio di San Siro: si chiama Robin Gosens. Il tedesco, oggetto misterioso del mercato invernale 2022 e per lunghi mesi accantonato in favore di Perisic prima e Dimarco poi, ha avuto l’occasione di disputare due partite consecutive da titolare, cosa che non gli era mai successa dopo il trasferimento all’ombra della Madonnina. La chance è stata giocata bene, dal momento che il numero 8 era stato forse l’unico a salvarsi a Bologna, mentre col Lecce ha disputato una grande prova sotto tutti i punti di vista, tanto offensivo quanto difensivo. Sua l’iniziativa che ha portato all’1-0 nerazzurro, ma nella sua partita ci sono stati anche contrasti vinti, passaggi chiave, chiusure puntuali, inserimenti con i tempi giusti.
Gosens è sempre più vicino ad essere completamente recuperato e adesso ricorda davvero il giocatore visto a Bergamo. Dimarco è prossimo al rientro, ma l’Inter di fatto non ha risentito della sua assenza, sebbene il tedesco sia un calciatore diverso che offre soluzioni alternative, più strutturato fisicamente e portato agli inserimenti rispetto alla qualità nel mancino del collega e alle abilità balistiche. Adesso sulla corsia mancina dell’Inter c’è abbondanza, starà ad Inzaghi gestire Gosens e Dimarco in un finale di stagione caratterizzato (speriamo) da tanti impegni, con altre 13 partite di campionato, almeno 2 in Coppa Italia (sperando diventino 3) e almeno 1 in Champions League (sperando diventino almeno 3). Intanto l’Inter può dirsi soddisfatta per la scoperta tedesca, seppur tardiva, e per un investimento da 25 milioni che finalmente comincia a dare i suoi frutti.
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