Cinque protagonisti del trionfo di Lisbona erano stati protagonisti venerdì a Salerno di prestazioni tutt’altro che convincenti. Lo sottolinea la Gazzetta dello Sport, analizzando nello specifico le prestazioni dei rinati in Benfica-Inter.
Benfica-Inter, Lukaku
“Il grande dilemma aveva turbato il sonno dei difensori interisti nella notte tra venerdì e sabato: ma come fa Big Rom a sbagliare gol simili? Tre occasioni nitide condensate in due parate di Guillermo Ochoa (favorite dalla traiettoria centrale) e in una traversa che aveva dell’incredibile per la vicinanza del colpo di testa dalla porta quasi sguarnita. Per di più c’era anche l’aggravante del “liscio” contro la Fiorentina nella precedente giornata di campionato a complicare la posizione del centravanti a secco da gol su azione in Serie A sin da agosto. Al Da Luz è stato un altro giocatore. Sintonizzato con i compagni, dinamico, esperto nel modo di approcciare mentalmente al match pur entrando in campo a gara in corso. E il solito rigore trasformato: una certezza che non passa mai di moda per Lukaku l’infallibile (dal dischetto)”.
Marcelo Brozovic
“Inizialmente panchinato per turnover a Salerno, il suo ingresso in campo aveva finito per scompensare gli equilibri di squadra che avevano retto fino a quel momento con Kristjan Asllani in regia. In più, un folle passaggio orizzontale regalato ai campani aveva palesato insicurezze personali e collettive. Contro il Benfica una leggerezza simile si è ripetuta nell’ultimo minuto di recupero. Ma per sua fortuna Gonçalo Ramos si è fatto murare da Onana e l’errore è passato in secondo piano. Perché per il resto della partita si sono ammirati lampi del vero Brozovic, magistrale nella gestione del possesso palla nerazzurro e nella conduzione per mano della squadra nella strategia di Inzaghi di addormentare i portoghesi nel primo tempo con un gioco avvolgente e apparentemente ipnotico. Il croato non è ancora quello dei tempi migliori, ma nella serata del Da Luz ha dimostrato di non essere tramontato con il sole decembrino del Qatar”.
Denzel Dumfries
“Caso di studio, il volenteroso olandese. Sorpresa del 2021-2022, in bolla nei primi mesi dell’attuale stagione e poi scomparso dopo il Mondiale, che ha restituito all’Inter un esterno perseguitato da una nuvola fantozziana. Cali di concentrazione, rigori causati, forma approssimativa, palloni trascinati fuori dal campo nel goffo tentativo di uno sprint in velocità. Nella casa delle Aquile la fenice pare invece essere risorta dalle ceneri. Dumfries è stato costante, puntuale ed efficace nonostante un dirimpettaio scomodo come Alex Grimaldo. La sua testa ha portato al fallo di mano di Joao Mario, un suo spunto ha quasi dato forma al gol di Robin Gosens, la sua perenne presenza – mentale e fisica – ha permesso all’Inter di muovere il pallone con serenità da una fascia all’altra. Un paio di sbavature nel primo tempo, ma sono servite a entrare in partita”.
André Onana
“Se il pareggio di Antonio Candreva con un incredibile cross mal calibrato da lontanissimo era stato difficile da credere e metabolizzare, qualche responsabilità era anche del portiere che da una simile distanza non può farsi sorprendere. Era stato il secondo vero errore personale di una stagione complessivamente ottima, ma aveva comunque mostrato un segno di cedimento anche tra i pali. Riportando avanti il nastro, Onana è tornato il pigliatutto delle notti di Champions League, in grado di murare Rafa Silva nel primo tempo e di chiudere lo specchio a Ramos all’ultimo respiro. Leader per natura, non si è fatto mancare il solito brivido da dribbling palla al piede che entusiasma solamente una volta riuscito. Terza rete inviolata nei tre match a eliminazione diretta, una certezza“.
Simone Inzaghi
“A capo di tutto, c’è l’allenatore. Il pareggio contro la Salernitana non era certo rappresentativo delle “pecche” imputabili a Inzaghi vista l’enorme mole di occasioni da gol gettate al vento dai suoi calciatori, ma simbolicamente l’ennesimo passo falso dell’ultimo mese evidenziava le crepe interne all’Inter. Certo, la gestione delle sostituzioni si era rivelata controproducente e per di più grinta e concentrazione erano sembrate perlomeno traballanti. A Lisbona, invece, il capolavoro è stato innanzitutto dell’ex tecnico della Lazio, che ha imbrigliato il Benfica nel primo tempo per poi colpirlo nella ripresa. Ha messo più di un piede in semifinale e ha fatto tacere un attacco che segnava in Champions League da un anno e mezzo senza sosta. E la sua immagine è cambiata radicalmente dopo l’opacità del quinto posto in campionato. A cui ora il gruppo deve rimediare”.
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