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Garlando: “Milano elettrica come 20 anni fa. Ma quante differenze…”

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Luigi Garlando, nel suo editoriale per La Gazzetta dello Sport, ha parlato dell’euroderby in semifinale di Champions League, che andrà in scena 20 anni dopo la prima volta: “Dopo 20 anni, Milano riattacca la spina, perché tanta elettricità, come in quei giorni di maggio del 2003, la città non l’ha mai più provata per il calcio. Un derby lungo 6 giorni, dal 7 al 13 maggio. Negli uffici, nei bar, nelle scuole, sui tram non si parlava d’altro”.

Sono tante, però, le differenze rispetto ad allora. A partire dalla potenza sul mercato. “Tra i protagonisti delle due semifinali del 2003, in campo o in panca, c’erano 8 campioni del mondo: 2 in carica con il Brasile (Rivaldo e Roque Junior) e 6 che lo sarebbero diventati con Lippi (Nesta, Cannavaro, Materazzi, Gattuso, Pirlo, Pippo Inzaghi). E brillavano 3 Palloni d’oro: Cannavaro, Shevchenko, Rivaldo. Tra i protagonisti attuali, al massimo, i mondiali Lautaro e Giroud e un’ipotesi, remota, di Pallone d’oro: Rafa Leao. All’epoca Inter e Milan potevano acquistare chiunque, dal Fenomeno a Kakà. Ora l’Inter deve vendere i gioielli (Hakimi, Perisic, Skriniar…) e il Milan fa molta più fatica a trattenere i suoi: Leao, Maignan… Il Milan fattura 264,9 milioni, l’Inter 308,4. Non siamo più noi a comandare. Ma proprio questo è l’orgoglio di Milano: aver riportato le sue squadre tra le prime 4 d’Europa, senza il bagliore delle stelle, ma con la forza dei gioco, del lavoro e della volontà“.

E poi le rispettive proprietà, oggi straniere. “È tutto un altro mondo anche perché Inter e Milan erano in mano a storiche famiglie milanesi: i Moratti e i Berlusconi. A Massimo Moratti e Adriano Galliani scappava da ridere. Abitavano nella stessa via Bigli e condividevano spesso un caffè nella storica pasticceria Cova. In quei 6 giorni sudamericani per due volte si ritrovarono seduti accanto, in pranzi ufficiali e ingessati, con le eminenze Uefa. Steven Zhang e Gerry Cardinale, seduti accanto, farebbero tutta un’altra impressione“.

(FONTE: LA GAZZETTA DELLO SPORT)

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Published by
Simone De Stefanis