Bruno Longhi, nel suo editoriale su Sportmediaset.it, scrive della corsa Champions in campionato.
“Dal campo è emersa l’inconfutabile verità che l’Inter di Simone Inzaghi è decisamente la migliore del lotto. Non mi sono limitato a dire l’Inter. Ho specificato: l’Inter di Simone Inzaghi. Perché ciò che la squadra nerazzurra ha evidenziato in questo ultimo periodo (Empoli, Juventus e Lazio) sul piano del gioco, dei risultati, della consapevolezza della propria forza, della netta superiorità nei confronti dell’avversario, non può solo essere il prodotto del capriccio dei singoli o la conseguenza del loro migliorato rendimento. C’entra l’allenatore. Eccome se c’entra. Molto di più di quando lo mettevamo a rosolare sulla graticola come una braciola, nonostante i risultati fossero quasi sempre dovuti agli incredibili errori di mira dei suoi attaccanti. L’Inter di Inzaghi è oggi la squadra più forte del campionato. Con colpevole ritardo, qualcuno obietterà. E obietto pure io. Ma ciò che è stato appartiene al passato. I conti, in attesa del rush finale, vanno fatti col presente. Che in casa Inter non può non indurre verso un sano e realistico ottimismo. L’aver sconfitto e ridimensionato la Lazio in quella sontuosa maniera, è patrimonio delle grandi squadre.
E l’Inter in questo momento grande lo è per davvero. Ha tutto per credere in tutto. Titolari forti, riserve degne dei titolari. Cambi (finalmente) in sintonia con le esigenze del momento della partita. Ha ritrovato Lukaku, e con l’eclettismo di Darmian ha saputo sopperire alla perdurante assenza di Skriniar, aggiungendo alla squadra ciò che con lo slovacco veniva spesso a mancare sul piano squisitamente tecnico e nello sviluppo della manovra dal basso. Considerazioni che rassicurano Marotta sulla corsa al quarto posto, ma non ne sciolgono i dubbi sul futuro del tecnico. I cui risultati sono complessivamente migliori rispetto a quelli del dirimpettaio Pioli (ha in più una finale di Coppa Italia) che viene però esentato, da critiche o perplessità. Ieri nella polvere, oggi quasi sull’altare. Simone, come quello della canzone degli anni Settanta o giù di lì, sa che il ballo non è ancora finito. Ma con questa musica gli verrà più facile non perdere il ritmo”.