La battaglia è finita, i sei giorni di Milano centro d’Europa hanno trovato l’epilogo più dolce. Ha vinto l’Inter. La tensione che ha attanagliato i tifosi di entrambe le squadre coinvolte si è sciolta da un lato, quello più nobile della città, in un urlo liberatorio al minuto 75 della gara di ritorno che ha sancito definitivamente una superiorità evidente fin dai primi 11 minuti dell’andata: l’esplosione di gioia al gol di Lautaro Martinez è qualcosa che difficilmente dimenticheremo.
Ansie, paure, vecchi retaggi del passato hanno lasciato posto all’insospettabile serenità con cui i giocatori di Simone Inzaghi hanno approcciato a queste due gare leggendarie. Certo che anche loro avvertivano la tensione, ma l’allenatore e i giocatori sono stati encomiabili nella capacità di tramutarla in concentrazione, come se fossero degli uomini in missione. È la predisposizione tipica di chi ha qualcosa da portare a termine, ma anche di chi vuole chiudere un cerchio, anzi due.
20 anni in due notti
Questa splendida Inter ha reso merito a una o più generazioni, intervenendo su una delle ferite più dolorose e cancellandola, finalmente. Parliamo ovviamente del 2003, di quel doppio pareggio che ha privato un popolo di una finale di Champions League, condannando agli sfottò chi – in due partite – non aveva mai perso. Come rispondere, allora, a 20 anni di distanza? Con due vittorie nette, che potevano essere anche più larghe e che non lasciano scampo a nessuna discussione, cancellando un complesso europeo che in due precedenti contro il Milan li aveva sempre visti uscire da sconfitti. Questa volta no, questa volta la storia cambia, la riscrive l’Inter con la penna della sua guida, un Simone Inzaghi capace di rialzarsi dopo le innumerevoli critiche e di portare la Beneamata nell’eldorado.
Già, le critiche all’allenatore. Tutto parte, probabilmente, dallo Scudetto perso l’anno scorso. Siamo convinti che questa immensa soddisfazione parta da lì. E qui veniamo all’altro cerchio, aperto praticamente un anno fa e che finalmente si chiude. È una storia che comincia dalle lacrime di Lautaro, di Ranocchia e di tutti gli altri, dai giocatori nerazzurri applauditi dal proprio popolo nonostante un titolo andato ai rivali, quel 22 maggio 2022. Quel giorno, e nei giorni successivi, il Milan e i suoi giocatori decidevano di festeggiare insultando i colleghi dell’Inter, celebrando lo Scudetto perso dai nerazzurri, più che quello vinto in proprio. Vi ricordate “mandate un messaggio ad Hakan?“, vi ricordate “la Coppa Italia mettila nel c…”? Sicuramente sì, e come chi legge se lo ricordano, eccome, anche i calciatori di questa Inter.
E allora eccola la risposta: festeggia pure Hakan, ed hai fatto benissimo a non alimentare ulteriori tensioni, anzi a mandare messaggi distensivi. Una dimostrazione di superiorità pari a quella vista sul terreno di gioco, dove ha dominato il reparto di centrocampo. Lo stile Inter adesso è tuo, Hakan. E con te festeggino tutti quelli che hanno sofferto e che hanno pianto, l’anno scorso o 20 anni fa: le lacrime diventano di gioia, non c’è cosa più bella.
L’Inter e la Storia, ancora
Helenio Herrera, Giovanni Invernizzi, José Mourinho…Simone Inzaghi. Come facciamo a non parlare di storia riscritta, quando il nostro allenatore si staglia nell’Olimpo dei tecnici nerazzurri capaci di raggiungere una finale di Coppa dei Campioni/Champions League? Forse in altri momenti i tifosi della Beneamata non sarebbero scesi in Piazza Duomo a festeggiare prima dell’ultimo atto, ma bisogna tener conto delle circostanze, ora più che mai decisive per comprendere il momento.
L’Inter è alla sesta finale di Champions della sua storia, e già questo racconta la sensazione di unicità, di bellezza, di gioia che pervade l’ambiente. Questa, però, è sicuramente la più inaspettata. Le tre degli anni Sessanta (1964, 1965, 1967) erano griffate dalla Grande Inter, quella del 1972 arrivava l’anno dopo lo Scudetto con alcuni reduci di quella squadra leggendaria, quella del 2010 chiudeva un ciclo di vittorie cominciato da Mancini e culminato con Mourinho. Quella del 2023, possiamo dirlo, se l’aspettavano in pochi alla vigilia. Pochi, ma non nessuno. Perché come ha raccontato Simone Inzaghi, lui ci credeva fin dal giorno del sorteggio, quando l’Inter aveva pescato un girone di ferro che aveva fatto sogghignare in molti, basti ricordare chi gongolava sui canali tematici di altre squadre.
Adesso l’Inter ritornerà con la testa al campionato, dove c’è una qualificazione da conquistare perché queste emozioni vogliamo viverle ancora l’anno prossimo, e alla Coppa Italia, perché c’è da alzare un altro trofeo. Poi sarà tempo di un nuovo incontro con la Storia, il 10 giugno. I nerazzurri avranno poco da perdere, dal momento che affronteranno una squadra certamente strafavorita sulla carta. E avranno, di conseguenza, tantissimo da vincere. Sarà il nostro giorno, comunque vada. L’Inter e la Storia, ancora. Godiamocela.
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