17 anni di carriera li ha trascorsi con la maglia viola e quella nerazzurra. Dal 1993 al 2010, Francesco Toldo tra Fiorentina e Inter non solo si è affermato come uno dei portieri italiani più forti dell’epoca, ma ha sollevato ben 14 trofei in totale: 5 Scudetti (tutti a Milano), 4 Supercoppe (tre a Milano e una Firenze) e 5 Coppe Italia (tre a Milano e due a Firenze).
Proprio in Coppa Italia si sfideranno questa sera le due squadre del cuore di Toldo che, intervistato da La Gazzetta dello Sport, afferma espressamente: “Non chiedetemi per chi tifo perché ho il cuore diviso in due. Fiorentina e Inter per me hanno rappresentato, insieme alla Nazionale, una vita. Firenze è stato il lancio, Milano la lotta perché a quei livelli non devi solo vincere ma anche confermarti. La cosa più dura”.
La Coppa Italia è un trofeo dal grande valore: “può dare lo slancio per altri successi. Ci è successo nel 2010 con Mourinho, ma anche la prima Coppa con Mancini, nel 2005, iniziò a segnare il cambiamento. La prima in nerazzurro e ancora nel pre-Calciopoli. Perché io divido chiaramente i due periodi”.
Toldo ricorda il periodo all’Inter, partendo dai due successi in Coppa Italia nel 2005 e nel 2006, entrambi contro la Roma di Spalletti.
Nel primo caso, mattatori Adriano e Mihajlovic: “Due nomi che mi commuovono. Adriano era come un orsacchiotto, dovevi proteggerlo. Attaccante straripante, ma con le sue fragilità. Ero accanto a lui quando gli arrivò la notizia della morte del padre. Ha davvero faticato a riprendersi. Sinisa aveva visto la guerra, si è fatto da solo. Calcisticamente poi aveva avuto grandi maestri, tra cui Boskov. E quel sinistro… Grave perdita”.
L’anno dopo la finale fu decisa da Cruz: “Julio, un amico e un gran signore. Vivevamo nello stesso palazzo e andavamo insieme ad Appiano. Era sempre puntuale, anche in area. E quanto gli piaceva fare gol alla Juventus!”.
Il periodo di Toldo all’Inter fu segnato anche dall’avvicendamento fra lui e Julio Cesar, consumatosi fra il 2005 e il 2006: “La differenza fu che mentre Mourinho mi spiegò perché mi preferiva Julio, Mancini prima non lo fece. Così è più difficile accettare la panchina. Handanovic? Felice per lui. Ogni top club deve avere due grandi portieri”.
Quando gli si chiede un pronostico sulla finale di stasera, l’ex portiere non si sbilancia: “L’Inter è potente e in forma, ma anche la Viola non scherza e in campionato ha messo in difficoltà i nerazzurri. In una finale però si resetta tutto. Conta solo come si entra in campo. È la testa che guida le gambe”.
E sulla finale di Champions League: “L’Inter non ha nulla da perdere. È una squadra pazza e la serata potrebbe essere propizia per qualche pazzia. Se i ragazzi di Inzaghi pareggeranno la carica che avevamo noi contro il Bayern a Madrid…“.
(FONTE: LA GAZZETTA DELLO SPORT)