L’Inter ha vinto pure questa. Lo ha fatto a una settimana dalla partita più importante dell’anno, a sette giorni dall’appuntamento con la storia che inevitabilmente catalizza le attenzioni non solo di due mondi così distanti come Manchester e Milano, ma quelli del mondo intero. La finale di Champions League è un evento planetario.
I ragazzi di Simone Inzaghi si sono presi i tre punti su un campo molto ostico, contro un avversario che – almeno sulla carta – appariva più motivato vista la possibilità di accedere all’Europa (in caso di esclusione UEFA della Juventus) tramite una vittoria e il raggiungimento dell’ottavo posto. E invece l’Inter ha mostrato che la carta è la carta, il campo un altro conto: un piccolo segnale, con le dovute e gigantesche proporzioni, in vista di Istanbul.
Lo ha fatto con il turnover e i minutaggi scientifici scelti dal suo allenatore, che ha concesso riposo totale a Dimarco non convocandolo, oltre a risparmiare dall’inizio Onana, Acerbi, Barella e Dzeko. Poi, durante la gara, ecco le sostituzioni programmate dei vari Bastoni, Calhanoglu, Lautaro: calciatori che saranno fondamentali nella notte del 10 giugno e che andavano giustamente preservati. I nerazzurri, nonostante la spia del risparmio energetico comunque attiva, sono stati in grado di offrire una prova autoritaria al Grande Torino soprattutto nel primo tempo, passando in vantaggio con il tiro da fuori di Brozovic e difendendosi nella ripresa, agguantando la vittoria anche grazie alla grande prova dei difensori e al miracolo di Alex Cordaz su Sanabria.
L’Inter è pronta. E si fa strada una certezza
Il fatto che perfino il terzo portiere, quando chiamato in causa, si riveli decisivo è il segnale più bello per un gruppo e per il proprio allenatore: tutti, ma proprio tutti, sono sul pezzo. Una menzione va sicuramente riservata a Stefan De Vrij: reduce da un anno e mezzo disastroso in cui ha perso (giustamente) il posto da titolare in favore di Acerbi, in questa fase sta ritornando ai suoi livelli e le sue prove impeccabili ricordano tanto quelle della roccia difensiva che contribuì in maniera determinante allo Scudetto del 2021.
E poi c’è un Dumfries che fisicamente non è mai stato così bene come ora, un Calhanoglu con un’attitudine difensiva sempre più elevata, un Brozovic di nuovo cervello dell’intera manovra in tutte e due le fasi, un Lukaku che con la sua capacità di tenere palla spalle alla porta rappresenta uno sbocco importantissimo per i compagni. Sì, l’Inter è pronta per Istanbul semplicemente perché non è mai stata così bene fisicamente e mentalmente in tutta la stagione, perché tutti i protagonisti sono dediti alla causa e poi perché parlano i numeri: nelle ultime 12 partite fra tutte le competizioni, l’Inter ne ha vinte 11. È caduta solo a Napoli, contro chi ha dominato il campionato, giocando imbottita di riserve e con un uomo in meno per 55 minuti.
La sensazione forte, che per la predisposizione dimostrata dai nerazzurri diventa certezza, è che anche a Istanbul l’Inter giocherà una grande partita. Sarà sufficiente per vincere? Forse no, perché se anche il City dovesse esprimersi al suo meglio i valori in campo premieranno la squadra di Manchester. Ma noi, a questa squadra, arrivati a questo punto, chiediamo “solo” questo: esprimersi al suo meglio, come ha fatto in questo mese e mezzo strabiliante in cui ha regalato un sogno a un popolo. Perché la finale di Champions League questo era, fino a poco tempo fa. E allora per l’Inter sarà paradossalmente semplice interpretarla: basterà mettere tutto quello che ha, che è tanto. La gente nerazzurra, la gente che ama soltanto Lei, saprà riconoscerlo e rendere merito ai protagonisti con un grande abbraccio collettivo a fine partita. Se poi nel quadretto dovesse esserci anche spazio per La Coppa, allora saremo di fronte al Calcio fatto Paradiso. O viceversa.
Lascia un commento