Marco Branca, ex responsabile dell’area tecnica dell’Inter, ha concesso una lunga intervista al Foglio Sportivo: “Dissi a Massimo Moratti che non mi sentivo più all’altezza dell’Inter e che volevo andare in Inghilterra. Non lo sentii più per un anno e mezzo o due ma, quando nel 2001 smisi di giocare, il presidente mi chiamò per offrirmi la carica di capo osservatore. Moratti mi seguiva in ogni passo. Un giorno mi convocò nel suo ufficio: ‘Marco, ti voglio a capo dell’area tecnica, te la senti?’. Col terrore nel cuore, accettai. Sapevo di dover imparare tutto in pochi mesi e di dovermela cavare da solo perché, per via della mia giovane età e del mio nuovo ruolo, stavo simpatico a pochi“.
“Cercavo passione perché se non ce l’hai con me non scatterà mai nessun feeling e nell’agenzia First l’ho trovata. Faccio il Direttore strategico, osservo i giovani, anche quelli più piccoli come gli Under 16 e 17 che, negli ultimi anni, sbocciano soprattutto nel nord Europa. Danimarca, Svezia e Norvegia sono straordinari produttori di talento. Non sono solo forti fisicamente, sanno giocare e hanno capacità tecniche che qualche anno fa non si vedevano. Agli assistiti posso parlare di calcio oltre che di valori e spogliatoio dove ho passato trent’anni della mia vita. Condivido comportamenti tecnici e tattici, provo a suggerire con quale allenatore li vedrei meglio, o quale squadra potrebbe esaltarli. Questi ragazzi sanno tutto della mia storia e questo conta quando si interfacciano con me. Possono parlare con un ex calciatore e direttore tecnico che ha gestito calciatori importanti. Magari tornerò anche all’Inter per trasferire un nostro assistito, a patto però che si tratti di un pezzo da novanta. Appena lo trovo, ne parlerò con Ausilio”.