Nel giorno dei funerali di Luis Suarez, Gianfelice Facchetti ricorda ha ricordato a TuttoSport la stella della Grande Inter. “Una persona piacevole, con la battuta pronta, spigliata. Con un’arguzia e un acume verbale che denotava un’intelligenza che per chi l’ha visto giocare dal vivo si può tradurre nell’abilità dello stare in campo. Aveva una velocità di pensiero e di parola che si può traslare nel campione che era stato con i piedi”.
“Sino a pochi anni fa sedeva poche file dietro di me in tribuna d’onore, tanto che sono riuscito a presentargli i miei figli. Va poi sottolineata una situazione di cui si parla poco. Suarez, pallone d’oro e fuoriclasse assoluto, cioè uno che aveva conquistato tantissimo da calciatore e che si era distinto nel mondo, accettò di allenare l’Inter in momenti non facili. Non una, ma più volte. Questo è un grandissimo insegnamento. Oggi tutti, prima di prendere un certo incarico, aspettano il momento giusto per non rischiare e per non sporcare magari quel che è stato. Il coraggio di esporsi e di mettersi la faccia quando le cose non girano, è raro. Quella scelta di Luisito fu una grande dimostrazione di interismo, senza alcun dubbio”.
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