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Report ritorna su Calciopoli per infangare il nostro amato Facchetti

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La recente inchiesta di Report su Calciopoli, tornata in onda in queste serate estive su rai 3, ha sollevato un polverone di polemiche e discussioni nel mondo del calcio italiano, coinvolgendo direttamente l’Inter e la figura di Giacinto Facchetti, simbolo indiscusso del calcio pulito e del fair play. Da tifosi interisti, l’impatto emotivo è stato forte e ci sentiamo in dovere di commentare.

In primo luogo, è importante sottolineare che il giornalismo d’inchiesta, quando è fatto bene, può gettare luce su aspetti oscuri e nascosti, contribuendo a creare un clima di trasparenza e responsabilità. Tuttavia, un’inchiesta deve essere condotta con scrupolo e attenzione, garantendo una piena e completa accuratezza delle informazioni.

Report, solitamente noto per la sua ricerca approfondita e la sua obiettività, sembra aver perso l’equilibrio con questa puntata, costruendo un racconto che cerca di coinvolgere l’Inter e Facchetti in una storia che, fino ad oggi, li ha visti protagonisti solo in termini di vittime.

Giacinto Facchetti, una leggenda del calcio italiano e internazionale, è stato un esempio di integrità e lealtà, sia dentro che fuori dal campo. Accusarlo di coinvolgimento in Calciopoli, senza fornire prove concrete e inconfutabili, sembra un tentativo maldestro di creare uno scandalo dove non esiste.

Per quanto riguarda l’Inter, la squadra è stata riconosciuta campione d’Italia per la stagione 2005-2006 dopo che le indagini su Calciopoli hanno rivelato una rete di manipolazioni che coinvolgeva altre squadre, tra cui la Juventus. L’Inter non è mai stata accusata di irregolarità o manipolazioni, e cercare di coinvolgerla ora, a distanza di anni, appare come un tentativo poco credibile di riscrivere la storia.

Qui riteniamo che l’inchiesta di Report su Calciopoli e il coinvolgimento di Inter e Facchetti sia stata condotta in modo discutibile. Imbeccati da Luciano Moggi forse per ottenere in contropartita notizie riservate sull’eredità della famiglia Agnelli. La storia del calcio italiano ha bisogno però di verità e trasparenza, non di ulteriori polemiche infondate e controverse. Ma dietro tutto questo tentativo di generare discredito sull’inter parte da un tifoso storico juventino, quel Luciano Moggi che pure essendo stato condannato e radiato dalla giustizia sportiva, a distanza di oltre 17 anni non ha perso il gusto di seminare discredito verso quella parte del calcio, la parte nerazzurra, che tanto ha subito da anni di potere bianconero indiscusso. Ecco che arriva il momento, a nostro avviso, di ricordare quanto siano diverse queste due fasce di tifosi e appassionati di calcio.

Perché i tifosi interisti sono diversi rispetto ai tifosi Juventini

Nel grande universo del calcio italiano, ci sono molte razze di tifosi, ognuna con le sue peculiarità, caratteristiche, modi di vivere le partite e superstizioni varie. E tra queste, due razze spiccano per la loro contrapposizione storica: i tifosi dell’Inter e quelli della Juventus. Molti credono che siano simili, ma niente potrebbe essere più lontano dalla verità. Come i vincoli di tempo e spazio nella fisica quantistica, i tifosi dell’Inter e della Juventus sono due entità separate e con un “gap” che nessun teorema della relatività calcistica può colmare. Vediamo perché.

Il mondo secondo noi: le differenze essenziali tra tifosi interisti e juventini

Si sa, nel mondo del calcio ci sono tante tipologie di tifosi. Alcuni vivono il calcio come un mantra, una forma quasi religiosa di devoto attaccamento alla squadra del cuore. Altri invece, ben più avventurosi, si crogiolano nel tumulto delle emozioni che le partite sanno regalare. E tra queste due categorie estreme, lì in mezzo, ci siamo noi: i tifosi dell’Inter.

Ci chiedete in cosa siamo diversi dai tifosi della Juventus? Beh, rispondere a questa domanda è come spiegare la differenza tra il cielo terso e una giornata nuvolosa. Siamo agli antipodi, cari amici. Ecco perché.

La montagna russa delle emozioni

Noi, tifosi interisti, siamo come abili funamboli che passeggiano sull’arcobaleno delle emozioni. Non c’è vittoria troppo grande né sconfitta troppo amara che possa scalfire il nostro amore per l’Inter. E questo è esattamente ciò che ci differenzia dai tifosi juventini.

Per un tifoso juventino, vincere non è una possibilità, ma un obbligo. Se per una stagione non vincono lo scudetto, si trasformano in uomini delle caverne che sono usciti in un freddo inverno senza pelliccia. Mentre noi, abituati ai picchi di gioia e alle valli di tristezza, sappiamo goderci il viaggio, con tutte le sue incertezze.

Il gioco delle prospettive

Noi tifosi interisti siamo maestri nell’arte della prospettiva. Anche quando le cose non vanno bene, riusciamo sempre a vedere il bicchiere mezzo pieno. Magari, dopo una sconfitta, ci guardiamo intorno e diciamo: “Beh, almeno non piove”.

Invece, per un tifoso juventino, la prospettiva è molto più rigida. Se la Juventus vince, è il normale corso delle cose. Se perde, allora è tutto sbagliato, dall’arbitro al clima, passando per l’alignamento delle stelle e l’umidità nell’aria.

L’elisir della giovinezza

E poi, c’è un’altra cosa che ci differenzia dai tifosi juventini. Noi tifosi interisti abbiamo scoperto l’elisir della giovinezza. Il segreto? Semplice. Le emozioni che l’Inter ci regala. I capovolgimenti di fronte, le partite incredibili, le rimonte impossibili. Questo ci tiene giovani, vivaci, pronti a gioire e a soffrire con la nostra squadra.

Il tifoso juventino, invece, è un po’ come una roccia. Imperturbabile, indistruttibile, certo. Ma anche un po’ monotono. Perché la loro aspettativa costante di vittoria toglie quel brivido, quella sana paura, quel brusio di incertezza che rende il calcio così emozionante.

Ecco perché, cari amici, noi tifosi dell’Inter siamo diversi dai tifosi della Juventus. Siamo come due pianeti che girano in orbite diverse. Ma, alla fine della giornata, è proprio questa diversità a rendere il calcio così affascinante. Quindi, lunga vita alla rivalità. Che sarebbe il calcio senza di essa?

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La Redazione