Sembrava impossibile, ma alla fine l’Inter è riuscita a liberarsi di Joaquin Correa e completerà il suo attacco con una punta ritenuta più utile e funzionale al progetto tecnico di Simone Inzaghi: si tratta di un cavallo di ritorno, Alexis Sanchez.
Dopo il “terremoto” causato da Romelu Lukaku che ha inevitabilmente scombussolato tutti i piani di mercato, Marotta e Ausilio sono corsi ai ripari sostituendo il belga con Arnautovic e il Tucu con il cileno. È un’operazione certamente particolare, quella che riguarda il Nino Maravilla. Analizziamone i risvolti, prendendo in considerazione prima i contro e poi i pro.
I contro
Se ce l’avessero detto un anno fa di questi tempi, non ci avremmo creduto. Buona parte della scorsa estate, infatti, l’Inter l’ha trascorsa tentando di sbolognare i due cileni, Sanchez e Vidal, i cui ingaggi da 7 milioni netti venivano ritenuti troppo esosi se rapportati al contributo offerto e alla politica di taglio dei costi imposta da Suning. La dirigenza nerazzurra arrivò persino a concedere una buonuscita a entrambi (pari a circa 4 milioni) pur di liberarsene.
E allora, un anno dopo, perché riprendersi l’ex numero 7, che aveva creato anche diversi problemi sia a Conte che a Inzaghi reclamando un impiego maggiore? Sanchez, infatti, in tutti gli anni da interista ha sempre recitato il ruolo di terzo violino dell’attacco, mai quello da titolare. Con Conte dietro l’intoccabile Lu-La, con Inzaghi dietro Dzeko. Non sarà diverso, almeno sulla carta, perché il cileno ritroverà Lautaro e, insieme a lui, anche i due nuovi arrivati Thuram e Arnautovic. Siamo sicuri sia disposto a cambiare atteggiamento e a non parlare di leoni in gabbia o di Ferrari impolverate?
A giocare a suo sfavore, inoltre, ci sono età e predisposizione agli infortuni. Il talento sbocciato all’Udinese ha 35 anni e, durante le tre stagioni a Milano, è stato spesso in infermeria a causa di fisiologici problemi muscolari e di uno più serio causatogli da un altro sudamericano che curiosamente ritroverà nello spogliatoio interista: Juan Cuadrado. Simone Inzaghi dovrà quindi affidarsi anche alla fortuna e incrociare le dita sulla tenuta fisica del cileno, vista la (sacrosanta) convinzione dell’allenatore che nessuna competizione vada snobbata e quindi, per essere credibili su più fronti, servono rotazioni costanti.
I pro
In questo caso, basta considerare chi lascia il posto a Sanchez. Joaquin Correa, infatti, all’Inter è letteralmente bruciato. Impossibile pensare di prolungare quella che era diventata una vera e propria agonia, perché all’argentino era stata data fiducia nel momento dell’acquisto e poi ancora nell’estate successiva, sperando in una rinascita. Dal Tucu però non è arrivato alcun segnale positivo, fattore che ha spazientito San Siro insieme alla sua abulia sul terreno di gioco.
A Sanchez di certo non può essere rimproverata la mancanza di elettricità ogni qualvolta mette piede in campo, col furore agonistico e con la tecnica invidiabile che da sempre lo contraddistinguono. Il Nino Maravilla è in grado di creare scompiglio in ogni momento della partita con i suoi guizzi ed è anche per questo che Inzaghi, insieme alla dirigenza, lo ha ritenuto idoneo per la nuova stagione interista. Sanchez sa essere decisivo e sa esserlo quando conta: il carattere non gli manca, anzi, spesso eccede.
Altri due fattori che giocano a suo favore, dunque, sono la mentalità, maturata dalle esperienze, e la voglia. Sanchez ha vinto in Cile, in Argentina, in Spagna, in Inghilterra e in Italia. Con l’Inter. Ma non dà alcun segno di appagamento, come dimostrano le sue “bizze” con gli allenatori precedentemente citate, scatenate dalla sua smania di essere un fattore. Per (l’ex) Nino Maravilla, inoltre, si tratta probabilmente dell’ultima grande sfida in carriera. Siamo sicuri che “El Campeon”, come lui stesso si è definito dopo la Supercoppa decisa contro la Juventus all’ultimo secondo, voglia lasciare un bel ricordo nel calcio che conta, a coronamento di un percorso magnifico.
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