Il connubio Marotta-Zhang è uno di quelli vincenti, un matrimonio indissolubile. Certo, come in tutti i matrimoni ci sono alti e bassi, screzi, ma alla fine si trova sempre una soluzione a tutto. Ciò che l’ad Marotta ha compiuto nell’era Suning dovrebbe essere incorniciato e appeso negli uffici editoriali o di qualche economista o presunto tale.
Non è un segreto che dal post Covid l’Inter abbia lavorato con il fantomatico “budget” (termine inappropriato, ma rende l’idea del mare magnum chiamato bilancio che non è di facile lettura) zero o quasi: quanto esce, tanto entra. Per rendere l’Inter competitiva e vincere uno scudetto, 2 Coppe Italia e 2 Supercoppe – aggiungiamo anche raggiungere due finali europee, Europa e Champions League – Marotta ha dovuto anticipare la concorrenza ed essere credibile e convincente con un progetto Inter-nazionale.
Qual è l’arma segreta di Marotta? La meno attesa: i parametri zero, quelli che molti considerano “scarti” dei club, poco funzionali alla squadra o troppo vecchi per fare la differenza. Ma nell’Inter la loro presenza si è notata e poi come. Anzi, potremmo dire che l’Inter è un club del giuoco calcio fondato sui parametri zero (parafrasando la Costituzione e polemizzando un po’ sarcasticamente). Ecco i colpi del maestro del mercato.
Godin, Sanchez (x2), Calhanoglu, Onana, Mkhitaryan e Thuram. E c’è chi è invidioso di questi colpi perché li avrebbe voluti fare lui. Quindi si denigrano gli acquisti solo perché non sono costati milioni su milioni. Come si suol dire: quando la volpe non arriva all’uva, dice che è acerba. Il talento indiscusso nerazzurro e sempre bersagliato da addetti ai lavori e non (anche tifosi impazienti) è proprio Marotta. Ma chi conosce le sue potenzialità se lo tiene stretto. E ora l’Inter si gode il bel gioco di Inzaghi, cui non devono mancare gli allori, e il primo posto meritato in classifica.
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