Il derby nel segno di Henrikh Mkhitaryan. Che in molti volevano a riposo per far posto a Frattesi ma che Inzaghi invece… e la storia ha dato ragione al tecnico di Piacenza. L’armeno è il pilastro di questa Inter, segno di un’intelligenza calcistica superiore.
“Chiunque abbia giocato un quarto d’ora con Mkhitaryan, di lui dice che «è un professore» – scrive La Repubblica -. Per autorevolezza, conoscenza del gioco, capacità di far crescere chi gli è vicino. Lo stesso pensa Inzaghi, che a 34 anni gli dà fiducia. Nel primo anno di Inter, Henrix è stato uno dei protagonisti della cavalcata verso la finale di Champions. In questa stagione, se possibile, è partito anche meglio. Il derby ne è la prova. Ha costretto a giocare a scacchi Loftus-Cheek, pronto invece a un incontro di braccio di ferro.
L’Italia del pallone si accorse di lui quando con l’Armenia, il 15 ottobre 2013, segnò nel 2-2 che tolse agli azzurri la prima fascia nel ranking mondiale. Dieci anni dopo è ancora più forte. Sa di avere la possibilità di vincere ancora qualcosa di importante. Nella sua personale bacheca, i trofei più scintillanti sono due Supercoppe di Germania con il Borussia Dortmund, una CommunityShield con il Manchester United, con cui ha vinto anche un’Europa League, e la Coppa Italia della scorsa stagione in nerazzurro. Non abbastanza per un giocatore che già da bambino non si perdonava il minimo errore, rendendosi ancor più difficile un’infanzia già durissima. Il padre Hamlet, calciatore anche lui, morì quando aveva solo 7 anni.
Fuori dal campo Henrix è tranquillo e riflessivo, al limite del monastico. Ha smesso con gli scacchi (ci sa giocare davvero) per favorire il riposo. Su Internet si informa di attualità e storia, della sua Armenia soprattutto. Detesta gli smartphone, soprattutto in spogliatoio, e non riguarda mai le partite già giocate. Ha scommesso una sola volta, con Jürgen Klopp. L’allenatore tedesco, per spronarlo, gli aveva chiesto di segnare sette gol in una partita. Non ce la fece e perse 50 euro. Ma alla gara successiva di reti ne segnò due. Esultò quanto basta, e l’indomani ricominciò con la solita routine di dedizione totale. Unica concessione: per il suo matrimonio ha voluto che Al Bano cantasse dal vivo la sua canzone preferita. Felicità. Quella di ieri sera“.
(Fonte: La Repubblica)