C’è una convinzione assodata nel calcio: se una squadra merita di perdere ma pareggia e rischia pure di vincere, allora è una squadra forte.
E l’Inter, a San Sebastián avrebbe meritato di capitolare. Se non fosse che, grazie ai cambi – nettamente superiori a quelli degli spagnoli – la squadra di Inzaghi è riuscita a conquistare ugualmente un punto e ha ‘rischiato’ di accaparrarsi gli altri due. E sarebbe molto probabilmente successo se il recupero fosse stato più lungo di qualche minuto.
Solo una botta di fortuna? No, per niente. Una partita del genere, disputata nelle scorse stagioni, sarebbe finita con una sconfitta netta già al primo tempo. E il girone di Champions League sarebbe cominciato subito in salita. L’Inter di quest’anno, invece, ha una dote che ha maturato soprattutto in seguito alla finale di Istanbul col City: sa di essere forte. E questa consapevolezza, che aiuta persino la fortuna, determina il risultato anche se oggettivamente immeritato, almeno fino al gol annullato a Thuram – sia sempre più lodato al francese – per pochi centimetri. In fondo, era quello che detestavamo della Juventus del filotto degli scudetti: riusciva a collezionare sfilze di uno a zero anche se manifestava spesso un gioco noioso ma cinico. Ecco: l’Inter è stata fastidiosa e questo ci piace assai.
Quando i ‘gufisti’ stavano già assaporando la prima sconfitta stagionale del team di Inzaghi, Frattesi sbaglia il tiro che diventa un assist che finisce sulla scarpetta rovente di Lautaro. Uno a uno, un punto conquistato nella bolgia spagnola e prossima sfida a San Siro con il Benfica sconfitto in casa dal Salisburgo e con Antonio Silva espulso perché ha tentato di sostituire il portiere.
Cosa significa tutto questo? Beh, (quasi) nulla a parte l’ottimismo cosmico nei confronti di una squadra che dà la sensazione che può essere sconfitta o per una intossicazione alimentare di massa o perché gli avversari daranno più del meglio di sé. E non è detto che basti… Frattesi docet: “Che culo”.
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