Il mondo alla rovescia in quattro giorni. Un po’ come l’anno scorso, quando nel weekend si perdeva in casa contro le medio-piccole e poi in settimana si dominava in Europa, ma a competizioni invertite. L’Inter che ha incantato nelle prime quattro giornate di campionato e che aveva regalato l’estasi pura ai propri tifosi nel derby di Milano, ieri non sembrava neppure parente, ma perfetta sconosciuta di quella squadra. Avvio horror, con errori clamorosi in serie, uno dei quali viene commesso da un insospettabile come Bastoni e regala il gol alla Real Sociedad.
Ma fosse solo l’avvio! Per 70 minuti, i baschi hanno totalmente dominato il campo vincendo tutti i duelli, pressando altissimo, rubando palla sistematicamente e annullando ogni velleità di impostazione da parte dell’Inter, a sua volta imprecisa nei passaggi, incapace di creare l’ombra di un’occasione, neppure un tiro respinto da un difensore: il nulla più totale.
Si potrebbero contestare le scelte di formazione di Simone Inzaghi, che rispetto al derby ha operato cinque cambi: De Vrij per Acerbi, Pavard per Darmian, Carlos Augusto per Dimarco, Asllani per Calhanoglu (obbligato) e Arnautovic per Thuram. I segnali più deludenti sono senz’altro arrivati dall’albanese e dall’austriaco. Il primo era chiamato alla prova di maturità: regista dell’Inter in Champions League, al posto di un big della rosa come il turco. Timido dal primo minuto, Asllani è apparso spaesato e l’ammonizione ha fatto il resto, condizionandolo per il resto della gara fino alla sostituzione. Arnautovic non ha tenuto una palla, risultando abulico e dannoso per la manovra nerazzurra, creando sempre un vuoto in fase offensiva senza rendersi utile in quella difensiva.
I motivi della prestazione
Sarebbe facile, dunque, accusare i “nuovi” e le scelte di Inzaghi che non hanno pagato. Però poi bisogna ricordarsi anche delle pessime prove che non ti aspetteresti mai: quelle del già citato Bastoni, Barella, Mkhitaryan, Lautaro. Il Toro è stato in grado di mettere una pezza a una delle sue peggiori partite con la maglia nerazzurra, segnando il gol dell’1-1 che per l’Inter vale un pareggio d’oro.
Quando per 75 minuti vieni dominato e ti svegli nell’ultimo quarto d’ora, non puoi che prendere il pareggio con sollievo. Un risultato che, in sé, non è un dramma: era la prima partita (nelle due stagioni precedenti i nerazzurri hanno perso all’esordio, qualificandosi poi agli ottavi sempre con una giornata d’anticipo), in trasferta e contro un avversario particolarmente ostico. Nel finale l’Inter ha addirittura “rischiato” di vincere, ma sarebbe stato troppo, come ha ammesso lo stesso Inzaghi. Occorre, più che soffermarsi sul risultato, sviscerare le motivazioni che hanno portato a questa prova inaspettata.
Ebbene, il sospetto è che l’Inter sia scesa in campo con un (bel) po’ di presunzione. Quella di chi è reduce da una straordinaria campagna europea, ha giocato la finale di Champions League ma l’ha giocata per davvero, fino all’ultimo secondo accarezzando il sogno di vincerla. E si è trovata davanti una squadra che questa competizione non la giocava da 10 anni, sentendosi inconsciamente superiore.
C’è, inoltre, il cambiamento di aspettative intorno all’Inter che è forse un fattore determinante: se fino all’anno scorso il passaggio agli ottavi di finale era visto come il grande obiettivo da raggiungere, quest’anno è dato quasi per scontato. Non può essere altrimenti, quando sei vicecampione d’Europa e ti ritrovi in un girone in cui sei indiscutibilmente la squadra più forte: condizioni che negli anni precedenti ovviamente non sussistevano. Questo ha portato alla sottovalutazione dell’impegno, al non sentirlo come decisivo (e probabilmente non lo sarà): la fotografia sta proprio nel gol degli avversari e all’immotivata serpentina improvvisata da Bastoni.
C’è un aspetto positivo. Se Inzaghi riuscirà a trarre indicazioni per migliorare da questa partita, senza fermarsi al pareggio immeritato – perché la Real Sociedad ha sfiorato più volte il 2-0 – l’Inter avrà solo da guadagnarci e potrà affrontare con uno spirito diverso le prossime prestazioni europee, a cominciare da quella di San Siro contro il Benfica (il prossimo 3 ottobre). Sarà un motivo di crescita.
Dai Paesi Baschi, comunque, l’Inter non esce solo con notizie negative. C’è da segnalare l’ottima prestazione di Sommer, che con un paio di parate (la seconda eccezionale) ha tenuto in vita i nerazzurri. E poi ci sono i messaggi arrivati con le sostituzioni: Frattesi e Thuram su tutti hanno cambiato il volto alla gara. Domenica a Empoli saranno certamente titolari. Buono, inoltre, il nuovo esordio di Sanchez che è stato impiegato nella posizione da trequartista, mettendo nella partita il consueto carico di qualità e la capacità di creare scompiglio. Note liete in una brutta serata, che poteva finire peggio: l’Inter riparta anche da qui. C’è da continuare a macinare vittorie in campionato nelle tre partite che separano la Beneamata dal nuovo impegno europeo.
Lascia un commento