Dopo il pareggio contro la Real Sociedad in trasferta, la vittoria degli stessi baschi contro il Salisburgo poneva sia l’Inter che il Benfica in una situazione di forte pressione già alla seconda giornata. I nerazzurri, in particolare, erano chiamati a sfruttare il fattore San Siro per non rischiare di rendere precarie le possibilità di qualificazione agli ottavi, obiettivo minimo della società dopo la sfavillante campagna europea dello scorso anno.
Ma c’è di più: dalla squadra di Simone Inzaghi ci si attendeva anche una grande prestazione (che in Europa è particolarmente propedeutica alla vittoria) dopo il rallentamento nei risultati e nelle prestazioni dopo il derby da favola dello scorso 16 settembre. Da quel giorno, era arrivato il già citato pari in Spagna, la striminzita vittoria di Empoli, la sconfitta con il Sassuolo e il 4-0 alla Salernitana, figlio però più di un Lautaro in stato di grazia che di una grande prova collettiva.
Il primo tempo ha dato risposte a metà. Non si può dire che la prova sia stata negativa, ma neppure degna dei vicecampioni d’Europa. L’Inter ha tentato di far male per vie verticali, consegnando il possesso e la gestione al Benfica, ma ci è riuscita poco: l’occasione più pericolosa è capitata sulla testa di Dumfries. Ma per descrivere un andamento di squadra altalenante è utile osservare le due rimesse laterali che potevano costare carissimo ai nerazzurri. La prima, in particolare, ha condotto Aursnes (perso colpevolmente da Acerbi) solo davanti a Sommer, costringendo il portiere svizzero a un’ottima parata. No, così non va.
Riecco i vicecampioni d’Europa. Secondo tempo indimenticabile
L’Inter che scende in campo nella ripresa, però, è totalmente stravolta. Non negli uomini, perché Inzaghi non opera cambi rispetto alla formazione iniziale, che peraltro può essere definita dei “titolarissimi”, con Pavard che sembra aver definitivamente scalzato Darmian. Lo switch avviene nella testa, nell’atteggiamento, nella ferocia con la quale la Beneamata azzanna il Benfica fino a raggiungere il gol, sulle note del coro che più di ogni altro ha caratterizzato la scorsa stagione europea.
In un clima da brividi, l’Inter ha fatto letteralmente a pezzi gli avversari, riconquistando palla immediatamente, attaccando in massa, facendo valere il predominio tecnico. È stato un secondo tempo indimenticabile, esaltante, eccitante: tutti sono saliti di livello e l’Inter è tornata in versione vicecampione d’Europa.
Se Acerbi nel primo tempo era stato svagato, nella ripresa è tornato ad essere un muro, così come Pavard e Bastoni che si sono concessi numerose sgroppate e potenziali assist, oltre a coperture difensive impeccabili. Se avevamo visto un Dimarco impreciso, riecco la spina nel fianco della difesa avversaria. E poi c’è stato il cambio di passo di Nicolò Barella, perché possiamo parlarne quanto vogliamo, ma quando il numero 23 gioca ai suoi livelli è difficilissimo che l’Inter faccia male. Nel primo tempo aveva fatto addirittura mugugnare San Siro per alcuni errori tecnici, nella ripresa ha trascinato tutti servendo anche una gran palla a Dumfries in occasione del vantaggio. Vicino a lui, è cresciuto Calhanoglu e si è confermato Mkhitaryan, una garanzia assoluta che riesce ancora a sorprendere, guardando alla carta d’identità.
E poi ci sono le due certezze davanti. E le chiamiamo “certezze” non per il numero di gol, o almeno non solo, ma per le prestazioni che puntualmente non tradiscono: Lautaro e Thuram sono una coppia di alto livello europeo. Il primo ieri ha giocato anche meglio del secondo, ma il gol decisivo è arrivato dal francese, perché questo serve, quando la porta per il partner d’attacco è stregata. Thuram è stato letale, ma non si può definire negativa la partita del Toro, neanche a fronte di almeno 5 occasioni nitide sprecate. Perché ci si è messo il palo, la traversa, Otamendi e un grande Trubin, ma quando lotti come un leone per tutta la gara e fai l’impossibile per aiutare la squadra, non meriterai mai un’insufficienza.
Adesso c’è sicuramente più ottimismo in ottica qualificazione, con la classifica che appare più tranquillizzante e la situazione propizia. Ma c’è di più della classifica: la squadra di Inzaghi si è resa protagonista di un’altra grande notte europea e ha spazzato via 15 giorni in cui non era stata convincente. Con prestazioni del genere, una doppia vittoria contro il Salisburgo è alla portata. Sei punti nelle prossime due gare significherebbero praticamente ottavi di finale in tasca. L’Inter vuole riempirla il più presto possibile, quella tasca, in modo da dedicarsi per diversi mesi solo al campionato, ufficialmente nominato da Marotta come “competizione più importante della stagione“.
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