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Marotta: “Con l’Inter serve una camomilla: vince con le grandi, perde con le piccole”

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Beppe Marotta ha parlato del suo passato a margine del Golden Boy 2023 di Tuttosport: “Con l’Inter serve una camomilla prima delle partite: vinciamo con le grandi, perdiamo con le piccole. All’Inter per la prima volta mi sono trovato a lavorare con una proprietà straniera. Meno male che sono arrivate loro altrimenti chissà il nostro calcio dove sarebbe andato a finire. La nostra proprietà cinese ha profuso grandissimi investimenti, tirando fuori quasi un miliardo di euro. La proprietà ci garantisce una gestione in cui si può fare bene allestendo squadre competitive nonostante i minori investimenti attuali. Il vantaggio della proprietà cinese è che ci lascia lavorare con tranquillità, la pressione è relativa”.

Le parole di Marotta

“Steven Zhang è un presidente giovane di 30 anni, è molto tranquillo e non trasmette pressione. In Italia manca la cultura della sconfitta. Appena si perde una partita c’è la redazione degli ultras e dei media, all’estero non c’è tutto questo. La proprietà straniera ti lascia lavorare e capisce benissimo che si può perdere: per gli italiani la sconfitta rappresenta un dramma o quasi. Quando vinci il grande problema diventa piccolo, quando perdi diventa grande. Bisogna saper vincere e saper gestire il post vittoria che è la cosa più difficile, perché subentrano nuove dinamiche come l’appagamento che è pericoloso perché fa allenare con meno intensità o ti fa approcciare a certe partite con più superficialità”.

“La mia prima grande operazione fu la cessione di Casiraghi dal Monza alla Juventus di Boniperti in comproprietà. Quando sono andato alla Sampdoria all’inizio ero dubbioso perché ero all’Atalanta in A: eravamo arrivati settimi e con uno dei vivai migliori d’Italia, alla fine mi hanno convinto e andando alla Samp ho imparato che se si cambia squadra bisogna andare in quelle un po’ in difficoltà e non dove hanno fatto bene. Altrimenti è dura come oggi lo sarebbe andare a Napoli dopo lo scudetto. Alla Juve ho imparato il concetto organizzativo vincente e il valore della delega, visto che Andrea Agnelli mi aveva investito di pieni poteri. Vidal era un’eccezione: aveva un motore dal punto di vista fisico incredible che gli permetteva di reggere serate diverse diciamo che faceva, ma poi in campo andava a mille. Alla Samp ho avuto in squadra insieme il figlio di Gheddafi e Cassano insieme. Pensate voi la gestione (ride, ndr). La trattativa più difficile? La cessione di Pogba al Manchester United: fui veramente orgoglioso di tutto il mio team, la cosiddetta squadra invisibile che è quella societaria rispetto a quella visibile che è quella che va in campo. Avevamo preso Pogba a zero e trattare con Mino Raiola non era facile. Rimanemmo 3 giorni chiusi in hotel a trattare con la dirigenza dello United a Manchester per trovare l’accordo. Higuain stava andando al Barcellona e così chiesi ad Andrea Agnelli l’autorizzazione per anticipare i tempi e chiudere visto che la cessione di Pogba non era stata ancora completata. C’era Andrea che era un presidente tifoso e mi diede il via libera. Fu una operazione veloce”

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Published by
Andrea Gussoni