L’ad sport dell’Inter Beppe Marotta tra i protagonisti del Festival dello Sport in programma a Trento e organizzato dalla Gazzetta dello Sport.
“All’Inter sto vivendo un momento positivo perché nella continuazione di un ciclo iniziato qualche anno fa c’è una maggiore consapevolezza nei nostri mezzi. Possiamo dire di poter giocatore da protagonisti come da storia del club”.
Dalla super prestazione col Benfica ai passi falsi di Sassuolo e Bologna.
“Si diceva Pazza Inter per sottolineare questi momenti altalenanti. Ma in queste stagioni c’è una tale compressione di appuntamenti tra club e nazionali che è normale vedere cali di tensione che vanno gestiti nel modo migliore. In questi momenti ci deve pensare la società ma soprattutto lo staff tecnico, soprattutto i nuovi profili che emergono nel mondo del calcio che aiutano a vincere”.
Obiettivo: seconda stella.
“Essere ambiziosi non è un difetto ma un pregio, tenere l’asticella alta è uno stimolo perché tutto lo staff, chi va in campo e chi sta dietro, abbia un obiettivo. Non va confuso con l’arroganza, che è un difetto e ti porta a essere antipatico”.
Sulla vicenda Lukaku.
“Ormai è il passato, quando si vive un rapporto di fiducia può diventare sfiducia ma anche delusione. Fa parte dello sport, uno sport ricco dove il denaro la fa da padrone. Lukaku fa parte di un passato recente, guardo al futuro che è la cosa più importante. Le sue parole che, a sua detta, potrebbero essere scioccanti? Liberissimo di farlo, ma non credo dica certe cose…”.
Su Inter – Roma.
“Ho sentito la storia dei 50.000 fischietti. Il tifoso paga e ha il diritto di criticare qualunque cosa accada”.
Scudetto o Champions?
“Per la lotta allo Scudetto siamo altamente competitivi. Chiaro che vincere la Champions sarebbe una fonte di emozione, di gratificazione nei confronti di tutti gli interisti; non dobbiamo dimenticare il 2010. Sappiamo che è molto difficile, ma bisogna fare un distinguo: lo Scudetto lo vince chi arriva primo, è come una corsa a tappe tipo Giro d’Italia; in Champions League ci sono fattori che concorrono, non sempre la squadra più forte vince. Si può dire che sia più facile vincere la Champions che il campionato, dove vince il migliore. Quindi dico campionato”.
Milan-Inter o Inter-Juventus?
“La vittoria dà sempre grande adrenalina. Sono due società importanti, dipende dai momenti. Vincere un derby importante vuol dire qualcosa in più”.
Su Roberto Mancini.
“Sono rimasto amareggiato dalla scelta di Mancini, non immaginavo ci abbandonasse perché pensavo potesse continuare nel suo percorso di gestione della Nazionale. Allo stesso tempo ho accolto con soddisfazione la scelta di Spalletti come ct, l’ho detto anche a Gabriele Gravina. Lo ammiro nonostante abbia vissuto dei momenti critici, lo so perché fui tra quelli che proposero l’avvicendamento all’Inter che era necessario in quel momento storico. Ma il rapporto umano è un’altra cosa, la stima è grande”.
Il contatto tra Marotta e l’Inter.
“Non dimenticherò mai quel momento. Chiusa l’esperienza con la Juventus, la mattina successiva ho ricevuto un messaggio di Steven Zhang. Immaginavo fosse uno scherzo perché non avevo il suo numero, poi chiamai in causa Urbano Cairo vista la loro amicizia chiedendogli lumi. Dopo che mi ha confermato, si è creato un approccio che ha portato alla creazione del rapporto che mi ha dato la possibilità di tornare immediatamente in campo”.
Mercato: lo staff e i colpi più belli.
“Bisogna rendere merito alla famiglia Zhang, spesso messa alla berlina ma che ha speso tanto per l’Inter. Non mettono pressioni, credono nel concetto di delega e ci hanno dato carta bianca. Voglio citare Piero Ausilio che negli ultimi anni ha avuto tante intuizioni, è inserito all’interno di uno staff che deve rendere al meglio per essere protagonista. Ricordo il colpo Mauro Icardi al Paris Saint-Germain per 50 milioni, così come i tanti parametri zero arrivati in entrata che ci hanno dato risposta positiva. Abbiamo cercato di costruire una squadra competitiva in base alle nostre disponibilità ma soprattutto seguendo concetti importanti come la cultura della vittoria e il senso di appartenenza”.
Su Onana, Thuram, Frattesi…
“Un possibile ritorno di Onana? Nel calcio ci sta tutto. Però i cavalli di ritorno a volte hanno reso bene a volte meno. Riguardo Thuram, è stato lui il protagonista decidendo di venire all’Inter nonostante altre offerte. Il ruolo del papà ha influito. Su Frattesi, il vantaggio rappresentato da me è il buon rapporto con Carnevali. Ma la segnalazione è arrivata dall’area tecnica, poi ognuno mette a disposizione le proprie doti. Il giocatore si è messo a disposizione per venire all’Inter, la proprietà ha dato disco verde per l’investimento e abbiamo fatto quest’operazione. Sono tante le componenti, anche mogli e fidanzate. Scamacca? C’era una trattativa, poi lui ha scelto l’Atalanta perché magari ha ritenuto che lì poteva avere più spazio. Lì ci siamo ritirati noi”.
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