La sosta nazionali è giunta al termine e, dopo i rientri di tutti i giocatori europei, oggi sarà la volta dei tre sudamericani coinvolti in questa tornata di gare: Carlos Augusto, Lautaro e Sanchez. Sembra (ripetiamo, sembra…) sia andato tutto bene dal punto di vista degli infortuni, suona semmai beffardo che chi si è risparmiato il viaggio per ritrovare la condizione sia incappato invece in un riacutizzarsi del problema fisico. Parliamo, ovviamente, di Juan Cuadrado.
Adesso l’Inter sarà attesa da 6 partite in 23 giorni: Torino il 21 novembre, Salisburgo il 24, Roma il 29, Atalanta il 4 novembre, ancora Salisburgo l’8 e poi il Frosinone il 12, prima della sosta di novembre. Balza all’occhio che, nel sempre più abusato termine tour de force, ci sia qualcosa di diverso rispetto a quello precedente: una settimana (sei giorni, per la precisione) “libera”, esattamente quella fra Roma a San Siro e Atalanta a Bergamo. Ci sono quindi le condizioni, per Simone Inzaghi, di preparare due mini-cicli composti da tre partite ciascuno: Torino-Salisburgo-Roma prima, Atalanta-Salisburgo-Frosinone poi. La prima tappa, come dicevamo, sarà certamente condizionata dagli impegni dei nazionali e, sebbene non si siano verificati infortuni, ci sarà certamente da fare i conti con la stanchezza. E in questo senso potrebbero andare alcune scelte di formazione e una possibile novità. Ecco tre motivi, ad esempio, per sperimentare il 3-5-1-1 del quale si parla da un po’.
Il reparto d’attacco dell’Inter, vista l’assenza di Arnautovic, è composto al momento da tre elementi. Di questi, nell’ultima sosta nazionali, Thuram ha disputato soltanto 36 minuti più i recuperi, subentrando sia in Olanda che a Lille, contro la Scozia. Gli altri due sono, come dicevamo, sudamericani e reduci dal viaggio transoceanico, il quale fisiologicamente comporta sempre problemi di smaltimento del jet-lag che va oltre l’impiego effettivo sul campo. Se Sanchez ha fatto il pieno di minuti nelle due sfide contro Perù e Venezuela, Lautaro è partito titolare solo nella prima delle due sfide, entrando in campo per gli ultimi 12 minuti nella seconda. E Inzaghi avrà idealmente ringraziato Scaloni per questo.
Qui, però, ritorniamo al discorso delle tante partite ravvicinate. Risparmiare Lautaro e Sanchez dall’inizio, avanzando Mkhitaryan da seconda punta dietro Thuram, potrebbe essere il modo di evitare ogni rischio: perdere uno fra l’argentino o il francese, in questo momento, sarebbe un vero e proprio dramma per l’Inter. Il Toro entrerebbe di sicuro nel secondo tempo e al contempo avrebbe il modo di ricaricare le pile, considerato che poi – nelle altre cinque partite – gli toccherà fare nuovamente gli straordinari ed essere titolare sempre. E poi c’è il precedente freschissimo dell’ultima gara da subentrato del capitano. A Salerno non andò poi così male…
Come sappiamo, c’è una discrasia forte tra i reparti d’attacco e di centrocampo dell’Inter. Quello offensivo è ridotto ai minimi termini e non si può essere certi che la situazione cambi in futuro, visto che le alternative si chiamano Arnautovic e Sanchez, hanno 35 anni a testa e una storia clinica abbastanza corposa.
Per questo, considerato anche l’enorme carico di partite che potrebbe attendere l’Inter da qui a fine stagione (o quanto meno questa è la speranza, perché significherebbe andare molto avanti in tutte le competizioni, come l’anno scorso), quella di avanzare un centrocampista dietro all’unica punta potrebbe essere una soluzione percorribile anche a medio-lungo termine. La partita, inoltre, sembra essere particolarmente propizia per provarci: quelle con il Torino, specialmente a casa loro, si rivelano sempre partite tirate, da lotta selvaggia, con tanta densità e intensità in mezzo al campo. Aggiungere un uomo lì ed affidarsi alle sgroppate di Thuram davanti potrebbe essere una buona idea.
Il reparto di centrocampo dell’Inter è il più ricco, in termini numerici, della rosa. Perché non attingerne a piene mani? Può contare su tre elementi all’occorrenza capaci di agire anche da supporto all’attaccante. Oltre Mkhitaryan, che sarebbe la soluzione che qui proponiamo per Torino-Inter e la cui titolarità per sabato è fuori discussione (unico big della rosa a non essere andato in nazionale), Inzaghi potrebbe scegliere di affidarsi in futuro anche a Klaassen o Sensi, che in carriera si sono disimpegnati anche in quella posizione. Se per l’olandese parlano i trascorsi all’Ajax, a riguardare l’ex Sassuolo c’è un precedente che risale alla prima partita della gestione Inzaghi. Vi ricordate? Era Inter-Genoa, con Sensi dietro Dzeko. Risultato: 4-0 roboante per l’Inter.
In questa stagione, il tecnico piacentino non ha ancora schierato i due Nazionali azzurri insieme dal primo minuto: per loro, solo spezzoni. Il dubbio che i due siano incompatibili comincia a serpeggiare nel mondo Inter, vuoi per la posizione preferita da entrambi che è la stessa (mezzala di destra), vuoi per caratteristiche (a tutti e due piace assaltare l’area avversaria). La cosa sarebbe però grave, considerato l’ingente investimento effettuato per Frattesi. E crediamo che si tratti di un dubbio infondato. Barella e Frattesi devono (e possono) giocare insieme.
Piuttosto, una motivazione più ragionevole è legata alla forma fisica e all’utilità di Mkhitaryan, che fino a questo momento è stato straripante, come del resto nella scorsa stagione. Relegare in panchina l’armeno è oggettivamente difficilissimo e addirittura, spesso e volentieri, Inzaghi preferisce sostituire a partita in corso Barella o Calhanoglu (solitamente per Frattesi e Asllani) piuttosto che lui. Sacrosanto. Ma tutti i fattori fin qui elencati possono rappresentare un’occasione per vedere i due pilastri azzurri insieme dall’inizio, senza sacrificare l’eterno Mkhitaryan.