Walter Zenga ha parlato al matchday programme di Inter-Salisburgo, in programma oggi ore 18,45. Sono passati quasi 30 anni dall’11 maggio 1994: a San Siro si giocava la finale di ritorno della Coppa Uefa 1993/1994 contro il Salisburgo. L’Inter si presentava dopo l’1-0 deciso da Berti nel match di andata, con tanta voglia di chiudere con un trionfo un’annata non facile. In porta c’era Walter Zenga, alla sua ultima in nerazzurro, pronto a viversi la sua serata al massimo:
«Quella è stata la partita più pazzesca e incredibile che un giocatore possa giocare. Sapevo che sarebbe stata l’ultima per me e volevo giocarla in una maniera indimenticabile. Quell’anno non era stato facile, in Campionato avevamo rischiato anche la retrocessione. Il gol di Jonk ci aveva tolto un po’ di peso, forti anche dell’1-0 all’andata, ma nel secondo tempo il Salisburgo aveva attaccato e tirato in porta tantissime volte e io sì…avevo fatto WALTER ZENGA. Non c’è una parata alla quale sono più legato, quella sera ci sono state tante parate che fanno parte del bagaglio tecnico di un portiere. La cosa che più mi porterò dentro però è l’emozione di quella ultima notte a San Siro, uscire dallo stadio e vedere tanta gente impazzita per me, questo mi resterà per sempre».
«La domanda non è cosa ha significato l’Inter per me ma cosa significa. Io sono arrivato all’Inter che avevo 10 anni, ho fatto tutte le giovanili poi sono andato quattro anni in prestito. Quando sono tornato ho fatto un anno di panchina e poi sono diventato titolare giocando per 12 anni tantissime partite e andando in campo sempre con il massimo dell’amore e della passione. L’ho sempre detto, se dovessi scegliere una partita da rigiocare sceglierei sicuramente la prima perché mi permetterebbe di giocare le altre 472 con questa maglia».
«La mentalità di guardare sempre al noi e non al singolo. Oggi quello che rappresenta più questa Inter è Lautaro che è cresciuto tantissimo ma per me che sono nato e cresciuto a Milano e nell’Inter lo è anche Dimarco: è nato a Milano, cresciuto nella Calvairate, arrivato in Prima Squadra, andato in prestito e tornato, secondo me anche lui è un bel simbolo di questa squadra».