Non sono mancate neanche stavolta le critiche da parte di Arrigo Sacchi su Gazzetta dello Sport sull’ultima uscita europea dell’Inter.
L’Inter giocava contro il Salisburgo in larga parte composto da ragazzi nati negli anni Duemila, eppure ha sofferto e, molto probabilmente, soffrirà anche nella sfida di ritorno in Austria. Perché? I nerazzurri hanno grandi valori tecnici e atletici, posseggono molta esperienza, tuttavia fanno un calcio piuttosto approssimativo. Hanno notevoli potenzialità, questo è sotto gli occhi di tutti, però spesso giocano per conto loro. Ad esempio: il pressing non esiste. Finita l’azione, rientrano tutti e vanno a fare massa in difesa. Logico che, così facendo, ci si porta l’avversario in casa. Purtroppo l’Inter pratica ancora un calcio che non è completo, non è di standard europeo.
È arrivata seconda nella passata stagione, grande risultato, ma adesso i nerazzurri hanno il dovere di migliorarsi. Soprattutto a livello di conoscenze. Simone Inzaghi, allenatore che dà l’anima e s’impegna tantissimo (e dico questo perché lo conosco da parecchio tempo), deve riuscire a fare un salto in avanti. Per adesso è molto bravo sulla base di un calcio vecchio. Mi piacerebbe che ci fosse un’evoluzione, che si cercasse il dominio del gioco e, di conseguenza, dell’avversario. Il calcio, non mi stancherò mai di dirlo, è uno sport offensivo e di squadra, mentre noi in Italia lo concepiamo ancora come uno sport difensivo e individuale. Questo è il vero problema.
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