L’ottimo impatto di Kristjan Asllani contro la Roma autorizza i concorrenti a centrocampo (tipo Sensi e Klaassen) a sperare in una chance. L’albanese è tornato a sedurre l’Inter, come ai tempi in cui comandava il centrocampo dell’Empoli, e ora proverà a fungere da esempio per chi, come lui, nella primissima parte della stagione non ha trovato spazio nelle rotazioni di Simone Inzaghi.
“Stefano Sensi – sottolinea goal.com – fa parte a tutti gli effetti della rosa, in campionato va regolarmente in panchina (è stato invece escluso dalla lista Champions). Solo che difficilmente entra in campo: fin qui ha collezionato appena 8 minuti nel finale di Cagliari, alla seconda giornata. Normale, forse. Perché anche lui, come Klaassen, sapeva già che sarebbe partito agli ultimi posti delle gerarchie di Inzaghi. Ha trascorso un’estate sull’uscio di casa, pareva che se ne sarebbe andato nuovamente da un momento all’altro dopo i prestiti a Sampdoria e Monza, alla fine è rimasto per rendere numericamente corposo il centrocampo. Gli infortuni a pioggia ne hanno rallentato una carriera che, al Sassuolo prima e con Antonio Conte poi, era sul punto di decollare davvero. Tanto da fargli perdere un Europeo. E ora rimanere al passo di Barella, Mkhitaryan e Frattesi è dura. A gennaio un nuovo prestito non è escluso.
Probabilmente era prevedibile che Davy Klaassen si sarebbe ritrovato tra gli ultimi posti nelle gerarchie del centrocampo nerazzurro. L’Inter voleva Samardzic, non è riuscita a portarlo a Milano, si è ritrovata costretta a guardare altrove. E agli sgoccioli del mercato ha individuato l’occasione giusta, prelevando l’ex capitano dell’Ajax.
Il simbolo della stagione di Klaassen, a ben vedere, è un… mancato ingresso in campo. Inzaghi avrebbe voluto inserirlo contro il Salisburgo, già sul 2-1, al posto di Lautaro Martinez: sostituzione bloccata perché l’argentino, che aveva appena segnato il tris, se l’è poi visto annullare dal VAR. E in ogni caso il cambio si sarebbe verificato qualche minuto più tardi.
Klaassen non è un titolare, sapeva sin da subito di non esserlo, ha accettato tutto. E nemmeno l’idea di Inzaghi di avanzarlo di qualche metro dopo l’infortunio di Arnautovic a Empoli si è concretizzata. Questione di gerarchie, appunto”.
(FONTE: GOAL.COM)