Fresco di new-entry a Radio Serie A, Christian Vieri ha rilasciato una lunga intervista ad Alessandro Alciato per la stessa emittente radiofonica. Nel corso della trasmissione non è stato trascurato l’importante passato all’Inter di Bobo.
“Perché scelsi di andare all’Inter? Volevo giocare con Ronaldo. Mi chiamò Narciso Pezzotti, il vice di Lippi, e accettai. Una meraviglia giocare a San Siro, il mio stadio preferito. “Chi era Ronaldo? Il giocatore più forte che c’era, a quei tempi era incredibile. Ero troppo curioso di giocare con lui. Facciamo tutto con l’Inter, vedo i tifosi laziali distrutti e li capisco, ma a me San Siro fa impazzire. Giocare lì è roba che manda fuori di testa. Come vedo Ronaldo al primo allenamento, mi alzo e vado da lui dicendogli che ero lì per giocare con lui. Da lì siamo diventati amici, è davvero una gran bella persona. Una volta quando siamo andati in un ristorante a Milano e la gente all’ingresso ci ha applaudito”.
“Era Inter-Verona. Giocavamo alle 15, arrivammo alle 13.30 allo stadio. Poi giungemmo negli spogliatoi, da lì c’era una stanzina con una finestra che dava al campo. E si vedeva da lì che era tutto pieno. Io dicevo a me stesso in allenamento che alla prima di campionato avrei dovuto fare un gol senza fare cazzate, perché mi avevano preso per 90 miliardi di lire, ero il calciatore più costoso dell’epoca. E se non segni subito, arrivano le polemiche. Entro per scaldarmi e vedo 65mila persone urlare, una roba da pelle d’oca. Ti dava una carica che da fuori non si capiva. L’Inter è un club meraviglioso, c’era tutto per vincere. Pressione? Non me ne fregava niente, giocare a San Siro è pesante quindi serve personalità. Dopo 15 minuti ho trovato il gol ed andò tutto tranquillo”.
“Il pedinamento? Uno si arrabbia lì per lì, ma è stato il mio presidente per sei anni e mi ha voluto bene. Mi sono arrabbiato, più che altro c’era delusione. Però quella è stata una cosa extra, non la conto. Nei sei anni insieme non posso dire niente. Lui amava l’Inter, quando perdevamo una partita amichevole si disperava. Questo fa capire quanto la famiglia Moratti ami l’Inter. Non posso dirgli niente, non siamo stati fortunati per una serie di partite andate male. C’era forse troppa voglia di vincere da parte di tutti. Se non ci fossimo fatti male io e Ronaldo avremmo vinto, perché eravamo una super squadra, è mancata un po’ di fortuna. Il 5 maggio? Perdiamo l’ultima partita, mi chiama il Presidente durante la notte e io gli dico subito: “non vendermi Ronaldo”, ma sapevo che mi stava chiamando per quello. Alla fine è stato venduto, eravamo tutti distrutti. Il Presidente non voleva vendere Ronaldo, Ronaldo non voleva andare via ma chiedeva delle cose. La sua cessione ci ha lasciato un vuoto, era il più forte del mondo“.
“Io sono tifoso di tutte alla fine, ma l’Inter è la squadra che mi ha dato di più. La gente mi ha amato per sei anni, non sarei mai andato via. Stavo da Dio, sono stati anni difficili, sofferti ma in maniera viscerale perché tutti aspettavamo me o Ronaldo per vincere lo Scudetto. Volevamo tutti farlo, eravamo impazziti. E’ mancato sempre poco, ho lasciato tutto me stesso in quei sei anni, nel bene e nel male. Giocavo anche partite con le punture perché non stavo in piedi, ma non me ne fregava nulla: sentivo mia questa cosa qui”.