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Juventus – Inter, perchè la sfida di quest’anno è quella più sentita da Beppe Marotta

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Dal 25 ottobre del 2018 (giorno in cui lasciò i bianconeri) al 26 novembre 2023, data della “madre“ di tutte le partite. Questa Juventus – Inter edizione 2023 è quella più sentita da Beppe Marotta.
“Dall’avvento di Marotta più o meno un lustro fa (debuttò il 13 dicembre 2018) – scrive il Resto del Carlino – è cambiato tanto nel club di viale della Liberazione. Il ritorno in pianta stabile nelle prime 4 di serie A, ma pure la finale di Europa League (2020), lo scudetto (2021) fino all’ultimo atto della Champions League (2023), terza finale della competizione dopo le due conquistate con la Juventus (Berlino e Cardiff). Non è un caso che i nerazzurri siano riusciti a raggiungere prestigiosi traguardi grazie soprattutto all’abilità dell’amministratore delegato per la parte sportiva capace (con il ds Piero Ausilio) di costruire squadre sostenibili e competitive con poco budget e molte idee, tra tagli del monte ingaggi e cessioni pesanti. Non era scontato dopo l’esperienza di 8 anni alla Juventus durante i quali aveva vinto ben 14 trofei (sette scudetti consecutivi e quattro Coppe Italia, cui vanno aggiunte tre Supercoppe italiane).

Marotta a casa Juve

Andrea Agnelli lo volle a Torino nel 2010 per rifondare i bianconeri e cominciare un ciclo vincente. Con la Juventus ha conquistato tutti i campionati, tranne il primo. Con due allenatori diversi, Conte e Allegri. Andò via pochi mesi dopo l’acquisto di Cristiano Ronaldo. Da galantuomo, Marotta ha sempre negato che ci fosse un collegamento tra i due eventi. Ma è ormai considerato un assioma che la rottura sia avvenuta proprio a causa dell’ingaggio del portoghese. Marotta lasciò una Juventus che sembrava scoppiare di salute, con CR7 che imperversava. È finita come sappiamo. Tra plusvalenze, processi, penalizzazioni, dirigenti inibiti.

Il passaggio di Marotta all’Inter

L’avvento del dirigente all’Inter fu decisivo per convincere Antonio Conte a sposare il progetto nerazzurro. Arrivarono mesi intensi e delicati, con la gestione del caso Icardi e uno spogliatoio da ricomporre, ma alla fine il dirigente sistemò tutto portando Conte a Milano. Un colpo da fuoriclasse. Prima annata con un secondo posto e la finale di Europa League, quindi la straordinaria cavalcata scudetto nonostante un mercato estivo 2020 a costo zero, causa pandemia. Neanche il tempo di godersi il successo e la soddisfazione di aver interrotto il dominio della Juventus (da lui stesso creato) che Marotta ha dovuto gestire l’estate più difficile, con gli addii di Conte, Lukaku e Hakimi, passando per il dramma Eriksen. Saggia la scelta di puntare su Simone Inzaghi capace di raccogliere l’eredità del tecnico leccese con pragmatismo ed empatia col gruppo. Nelle ultime due stagioni, altro capolavoro: nonostante vincoli molto ferrei di bilancio è riuscito a prendere ottimi calciatori. Per esempio Thuram a parametro zero. O Frattesi, per allargare il pacchetto degli italiani per la nazionali. Il resto è storia dei giorni nostri”.

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La Redazione