Beppe Bergomi si racconta in un’intervista al Resto del Carlino, in un pezzo firmato da Leo Turrini, giornalista e scrittore di fede nerazzurra.
“All’Inter non è andata malissimo ma nemmeno benissimo. L’Atletico Madrid gioca meglio di una volta e il Cholo Simeone sta battendo tutti i record di vittorie casalinghe…”.
Beppe Bergomi compie sessant’anni. Campione del mondo a 18 anni, uno scudetto, tre Coppe UEFA:
“Se guardo al palmares di coetanei o quasi come Paolo Maldini e Franco Baresi sarei tentato di dire che ho vinto poco. Forse in certi periodi avrei accumulato trofei indossando altre maglie, eppure non faccio cambio, sono felice di averne indossata soltanto una, azzurro a parte”.
E’ vero che nel 1999 fu Marcello Lippo a farti smettere? “Non esattamente. Marcello venne ad allenare l’Inter, aveva pieni poteri e decise di cambiare. Me lo disse con correttezza. Io allora andai da Moratti. Il presidente mi propose di scegliere la squadra che volevo per proseguire la carriera. Io ero ancora integro, un anno prima avevo disputato il quarto mondiale con il ct Maldini e nel club ero compagno del mitico Ronaldo, uno che al primo allenamento mi fece un pallonetto sulla testa e segnò un gol prima ancora che potessi girarmi!. Ma mi guardai allo specchio e compresi che non potevo indossare un’altra maglia. Io sono interista dentro, se non sto facendo la telecronaca la partita della Beneamata manco riesco a guardarla, mi agito troppo. Ma sul lavoro, a Sky, debbo rispettare la sensibilità di tutti”.
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